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Italia Oggi

Tante stelle nel ricordo di Gino ... Riconoscimenti ai grandi nomi dell’enogastronomia italiana. Un anarchico Luigi Veronelli lo è sempre stato. Ma di un’anarchia che faceva della libertà, dell’amore verso il prossimo e verso la terra, faticosa sempre, prodiga talvolta, matrigna mai, una condizione imprescindibile di vita. Di Veronelli, morto a 78 anni il 29 novembre 2004, i più ricordano soprattutto la mitezza, ma anche la tetragona caparbietà di far emergere da uno sconosciuto localismo le eccellenze dell’enogastronomia italian, che sul finire degli anni 50 iniziava un lento declino a vantaggio di un modo diverso (peggiore) di mangiare e di bere. Veronelli fu però anche uomo di pensiero, lui di estrazione filosofica ( ricordava i fondamentali studi con Benedetto Croce) e poi politica, milanese trapiantato a Bergamo, suo rifugio e luogo di meditazione. Veronelli è stato, suo malgrado, un caposcuola, anche di sé amava dire: “Non sono un maestro; sono un notaro”. E si riferiva ai cibi e ai vini che scopriva, estatico, nel suo eterno girovagare per l’Italia della ricostruzione prima, del boom economico e degli anni di piombo poi. Una scoperta e una difesa di una tradizione, messa in pericolo dai consumi e dai cibi di massa, dai vini di dubbia qualità. Un anarchico, Veronelli, ma così vicino alla vita, alle cose vere, alla gente, che “può essere, da anarchico, la persona, che più si avvicina a San Francesco”. Parola di uno che di queste cose se ne intende: padre Eligio, fondatore di Mondo X, ieri, padrone di casa, all’Angelicum di Milano, nella prima edizione del Premio Luigi Veronelli, istituito da Class editori e da Veronelli editore in onore del grande giornalista e scrittore. Una lunga serie di riconoscimenti a chi, nei vari ambiti dell’enograstronomia, ha saputo infondere quell’amore e quella passione che sarebbero piaciute al grande Gino e di cui quasi tutti i premiati hanno rievocato aneddoti, incontri, folgorazioni. “Questo premio”, ha detto Paolo Panerai, editore del gruppo Class e amico di lunghissima data di Veronelli, “vuole essere un modo per non disperdere la sua grande eredità” e un punto di partenza per ulteriori iniziative, che potranno vedere la luce in futuro. E’ stata una selezione difficile, come ha spiegato uno dei due vicepresidenti del premio, Cesare Pillon, fatta di rose di candidati sottoposti a una giuria, che li ha poi selezionati, portando al voto finale una terna di nomi per ogni categoria. Sedici le categorie individuate in questa prima edizione. Miglior giornalista di enogastronomia alla carriera è stato scelto Daniel Thomases, nella categoria miglior giornalista emergente di enogastronomia, premio ex aequo a Licia Granello e a Manuela Piancastelli; miglior giornalista di enogastronomia straniera James Suckling della prestigiosa rivista americana Wine Spectator; miglior scrittore di enogastronomia alla carriera Alberto Capatti; miglior scrittore di enogastronomia emergente Paolo Marchi, miglior scrittore di enogastronomia straniero Burton Anderson; miglior vignaiolo alla carriera Josko Gravner; miglior vignaiolo emergente Rosa Bosco; miglior patron alla carriera Fulvio Pierangelini del ristorante Gambero Rosso; miglior patron emergente Raffaele Alajmo, che al ristorante Le Calandre gestisce la sala e coadiuva il fratello chef, Massimiliano; miglior maitre Italia Brovelli del Sole di Ranco; miglior oliandolo Giuseppe Di Vincenzo, miglior grappaiolo/distillatore Romano Levi; miglior winemaker alla carriera Giulio Gabelli; miglior winemaker emergente Luca D’Attoma; miglior artigiano alimentare, ex aequo, Corrado Assenza, di Noto e Gioacchino Palestro di Mortara. Premiati infine una serie di concepì e di format: come oggetto da tavola più innovativo, il danese Drop-stop; come miglior sito di enogastronomia Gambero rosso, come miglior film o trasmissione tv a tema gastronomico Eat Parade di Rai 2; come sagra gastronomica più interessante e curiosa Cous cous fest di San Vito lo Capo; come comune che più si è adoperato per la salvaguardia dei prodotti agroalimentari Carrara, cona la sua frazione Colonnata, che ha difeso, fino al riconoscimento dell’igp, il lardo maturato nelle vasche di marmo dalle ire giustizialiste dell’Unione europea. Infine, fuori categoria, una menzione speciale per il miglior programma radiofonico a tema gastronomico è andata al programma Decanter di Radio 2, condotta da Federico Quaranta e Nicola Tinto Pendente. Spente le luci della ribalta, resta il ricordo. Di un uomo vero e schietto, come la terra che narrava e difendeva; di un patrimonio di affetti, di insegnamenti. Ma si rafforza anche la consapevolezza, in un vasto palcoscenico di nomi famosi e meno famosi dell’enogastronomia italiana, che lo hanno avvicinato e conosciuto, che il suo insegnamento non è morto e continua a indicare la strada di una cultura che non deve morire. (arretrato del 9 giugno 2006)
Autore: Giorgio Bertoni

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