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Italia Oggi

No trucioli? No party ... Stop alla pratica ne vini Doc e Docg. Decreto del ministro De Castro. Zero scorciatoie sulla qualità... Fuori i trucioli dalle cantine, dal vino italico… almeno da quello Doc e Docg. Con un decreto ministeriale, Paolo De Castro, ministro delle Politiche agricole, ha fatto sue le istanze che negli ultimi tempi si levavano dalle aziende vitivinicole dello Stivale. No ai trucioli, viva il barrique. E così sia. Chiunque vorrà produrre vino in Italia, fregiandolo di un marchio doc o docg, non potrà sostituire le botti per l’invecchiamento con volgari trucchetti d’importazione americana: trucioli di quercia galleggianti nel nettare degli dei. Per falsarne il sapore. E soprattutto, per abbatterne i costi di produzione.
E non è finita. Presto l’ostracismo al truciolo sarà decretato anche per i vini con Indicazione geografica protetta (Igt); per farlo servirà un apposito provvedimento del dicastero delle Politiche agricole che, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, il ministro ha già in canna, per raccogliere la richiesta mossa dall’Associazione nazionale Città del vino. Un organismo che raggruppa 550 comuni del Belpaese e che, oltre a chiedere l’embargo ai trucioli per l’Igt, auspica “un’etichetta che dica chiaramente se un vino è stato trattato con i chips”. Città del vino ha anche annunciato che presto presenterà ricorso alla Corte di giustizia europea contro l’autorizzazione all’impiego di questa pratica sul territorio comunitario, decisa dalle istituzioni europee nei mesi scorsi, nel quadro di un’intesa bilaterale raggiunta con gli Stati Uniti d’America (regolamento Ce n. 2165/2005).
La prassi dei trucioli ha preso piede in California e sostanzialmente consente alle imprese vitivinicole di ottenere l’effetto invecchiamento del vino in tempi molto ridotti rispetto ai tempi della barrique. Il che significa che costi di magazzino e di immobilizzazione dei prodotti vengono vertiginosamente abbattuti. Per non parlare dell’investimento iniziale legato al costo di ogni singola barrique, che le imprese vitivinicole devono sopportare, scommettono sulla qualità. Il risultato è che i vini prodotti con tale pratica risultano fortemente competitivi sul mercato, ma la qualità non è la medesima di un vino in barrique. E di questo un buon sommelier se ne rende facilmente conto.
Il problema, dunque, resta sul mercato di largo consumo, molto sensibile al fattore prezzo. Secondo gli ultimi dati del ministero delle Politiche agricole, negli ultimi cinque anni l’export italiano di vino è cresciuto di 500 milioni di euro e nel 2007 sfonderà il muro dei 3 miliardi di euro complessivi. Lo stop ai trucioli, decretato da De Castro, ha raccolto le reazioni di soddisfazione di tutte le associazioni di categoria. E anche del presidente dell’Unione italiana della vite e del vino (Uiv), Andrea Sartori, che definisce la scelta sui chips “equilibrata”, ma invita a non scivolare nell’autolesionismo e a non vietare i chips anche per i vini da tavola e per i vini a indicazione geografica protetta.

Il testo del decreto...
1. L’uso di pezzi di legno di quercia, di cui al disposto dell’allegato IV, punto 4, lett. e) del regolamento (CE) n. 1493/1999 del Consiglio, così come modificato con il regolamento (CE) n. 2165/2005 del Consiglio, e di cui al regolamento (CE) n. 1507/2006 della Commissione concernente le modalità d’impiego della predetta pratica enologica, è vietato nell’elaborazione dei V.Q.P.R.D. italiani.
(arretrato di Italia Oggi del 4 novembre 2006)

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