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Italia Oggi

Vino, alleanza nuovi produttori ... Accordo per l’adozione di un’etichetta comune... Si fa sempre più agguerrita la concorrenza internazionale per i italiani. E il pericolo più immediato è rappresentato dai nuovi di vini. Infatti, i membri del World wine trade group (Wwtg), associazione che raggruppa i vitivinicoltori di Australia, Stati Uniti, Canada, Nuova Zelanda, Sud-Africa, Cile e Argentina, hanno sottoscritto un accordo che prevede l’adozione di una etichettatura comune per prodotti. Si tratta, hanno commentato dalla Confederazione italiana agricoltori, «di un accordo che, inevitabilmente, accrescerà la concorrenzialità dei paesi terzi rispetto ai vini europei e italiani, soprattutto nei paesi importatori netti del Nord Europa, come l’Inghilterra, e negli Usa. Questa», hanno aggiunto, «è da considerarsi una risposta pronta alle ipotesi dì riforma Ue dell’Ocm vino che, tra l’altro, prevede modifiche nel sistema di designazione e presentazione del prodotto, quale la possibilità di indicare in etichetta anche per i vini da tavola l’annata di produzione e la varietà utilizzata.
Ipotesi innovativa, anche a favore dei consumatori, ma molto avversata nel vecchio continente». All’accordo multilaterale è giunto anche il placet dell’Oiv, Organizzazione mondiale della vite e del vino, che ha trovato il nuovo metodo semplificato di etichettatura conforme ai principi adottati dall’organismo interprofessionale. «In particolare la semplificazione dei nuovi paesi produttori», hanno sottolineato dalla Cia, «prevede in un campo visivo unico cinque sole mansioni obbligatorie: paese d’origine, nome del prodotto, volume nominale, titolo alcolometrico e nome del produttore. Tutte le altre indicazioni, non obbligatorie, ma sempre possibili, dovranno essere riportate in un campo visivo diverso, in maniera tale che a colpo d’occhio il prodotto sia facilmente individuabile.
È una notevole semplificazione», hanno concluso dalla confederazione, «che, avendo anche funzione di marketing per l’origine nazionale, potrà dare, quindi, filo da torcere ai vini europei e in particolare italiani, soprattutto sui nuovi mercati».

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