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Italia Oggi

Lungarotti sceglie l’energia pulita ... Progetto pilota utilizza residui della potatura... Un’azienda vitivinicola sempre più ecocompatibile. E questo il progetto, in avanzato stato di completamento, messo a punto da Lungarotti di Torgiano, in provincia di Perugia, uno dei nomi più prestigiosi dell’enologia nazionale. Esso prevede la produzione di energia termica dai residui della potatura (100 tonnellate), ridotti in rotoballe, che, usate in appositi bruciatori, consentiranno la produzione di 290 MWht all’anno pari al 70% del consumo energetico aziendale.
In assoluto, questo non è il primo impianto da biomasse utilizzato in un’azienda vitivinicola. Già da alcuni anni, la cantina trevigiana Conte di Collalto si è resa energeticamente autosufficiente con un apposito impianto che utilizza biomasse, ma, in quel caso, sono utilizzati i residui del sottobosco, provenienti dai molti ettari boscati dell’azienda. È tuttavia il primo che utilizza le potature della vigna. Il progetto pilota è stato messo a punto dall’azienda grazie anche al finanziamento del mini- sturo delle politiche agricole e in collaborazione con il Centro di ricerca sulle biomasse dell’università di Perugia. “La nostra azienda”, spiega Chiara Lungarotti, amministratore unico della società, “ha sempre avuto un occhio particolarmente attento alla salvaguardia ambientale. In campagna gli interventi con sostanze chimiche sono ridotti al minimo; in caso di concimazione, privilegiamo i concimi organici quelli chimici. Ora introduciamo questa filosofia anche in cantina”.
L’energia ottenuta dai residui della potatura è utilizzata per gli impianti di refrigerazione dell’acqua destinata al raffreddamento dei mosti in fase di vinificazione, per la produzione di vapore in fase di sterilizzazione delle bottiglie, per la produzione di acqua calda sanitaria, per il riscaldamento e il condizionamento dei locali nel periodo estivo. Gli impianti, che utilizzano i sarmenti dei 250 ettari di vigneti delle cantine Lungarotti a Torgiano e quelli dei 20 ettari di Montefalco, nel medio periodo potranno rendere del tutto autosufficiente l’azienda. “È un dovere, soprattutto per una cantina di grandi dimensioni e di antica tradizione”, afferma ancora Chiara Lungarotti, “sperimentare nuovi sistemi e investire in ricerca e sviluppo, soprattutto quando permette economie di scala e risparmio energetico. Noi facciamo da apripista, ma ci auguriamo che altre aziende come la nostra scelgano sistemi analoghi di autoproduzione energetica”.

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