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Italia Oggi

Verdicchio, l’anfora fa tendenza... ... Il verdicchio? È ancora a forma d’anfora. Per lo meno nella percezione dei consumatori, Secondo una rilevazione dell’agenzia Astra, infatti, un consumatore su tre lega la sinuosa bottiglia inventata dalla Fazi Battaglia negli anni 50 all’immagine del vino bianco marchigiano per eccellenza. L’anfora dunque non si tocca, ma la storica cantina di Castelplanio ha rinnovato l’etichetta, disegnata dall’artista Bruno da Osimo nel 1953, affidando alla Robilant & associati il compito di rendere l’evoluzione dell’immagine con quella qualitativa del vino. Fazi Battaglia, che nel 2006 ha fatturato 13 milioni di euro, ha oggi una quota di esportazioni pari a circa il 25%, mentre i Canali di vendita del Titulus, che da solo poco meno dell’80% della produzione, si dividono tra il 60% dell’Ho.re.ca. e il 40% della grande distribuzione.
“Il Titulus”, sottolinea Chiara Giannotti, una dei proprietari della casa vinicola, “rappresenta ancora il nostro biglietto da visita nel campo del verdicchio. Specie in Italia, dove viene consumato il 70% della produzione, ma anche in mercati particolarmente affezionati a questo vino, tra cui il Canada, che da solo assorbe circa il 40% dell’export. La storia dell’anfora è un po’ quella del verdicchio. Fazi Battaglia lanciò nel 1953 un concorso per realizzare la bottiglia più adatta al Verdicchio dei Castelli di Jesi e l’architetto Antonio Maiocchi a disegnare la singolare silouette ispirata dai contenitori etruschi, che ricorda la morbidezza delle colline marchigiane. Negli anni 60 fu il boom. Il verdicchio si affermò come vino fresco legato alle pietanze di pesce e particolarmente apprezzato dagli stranieri, tanto che la gran parte delle aziende si allinearono alle esigenze del mercato inserendo in portafoglio il verdicchio in anfora.

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