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Italia Oggi

Assaggi di warrant e future ... Gli strumenti finanziari sul vino non sono frequenti, ma hanno funzionato bene
Nel business al lavoro anche intermediari italiani... Future, warrant, certificati. Anche fondi comuni specializzati. Sono alcune delle tipologie adottate dal mondo della finanza per legarsi a quello del vino, da sempre una forma di investimento tra le più affascinanti. L’operazione più recente risale a settembre, quando i sottoscrittori del prestito obbligazionario Rocca di Frassinello, tenuta di 500 ettari al centro della Maremma, a suo tempo emesso da Ubm, la banca d’affari di Unicredito, hanno potuto esercitare il secondo warrant connesso a ogni bond, che dà diritto a sottoscrivere al prezzo di cantina (16 euro + Iva a bottiglia), quindi più basso di quello sul mercato al dettaglio, il top della gamma delle tre etichette Rocca di Frassinello. Con il primo warrant, esercitato l’anno prima, i portatori di obbligazioni Ubm, per ogni obbligazione, poterono acquistare a 108 euro sei bottiglie di Primus di Frassinello, il primo vino in assoluto dell’azienda, imbottigliato solo per loro. Nell’ottobre 2005 una cassa di sei bottiglie di Primus di Frassinello fu messa all’asta da Pandolfini di Firenze a 400 euro come prezzo-base. L’aggiudicazione avvenne a 750 euro.
L’operazione di Ubm in Maremma per la joint veniure Rocca di Frassinello fra Castellare di Castellina, storica cantina del Chianti Classico (posseduta da Paolo Panerai, direttore ed editore di questo giornale), e Domain Baron de Rothschild-Lafite, si inserisce nella tradizione degli strumenti finanziari dedicati al vino, creati in passato da Mediobanca per le case vinicole Antinori e Frescobaldi.
I future sul vino hanno debuttato in Italia con alcuni lotti di bottiglie di Brunello di Montalcino delle annate 1995 e 1997 o di Barolo per iniziativa di case vinicole come Castello Banfi, La Togata, Fattoria Barbi, Tenimenti Fontanafredda. Castellare di Castellina è stata anche la prima azienda a lanciare certificati con contenuto finanziario, con un’emissione organizzata da Banca di Roma, che ha fatto da garante anche assicurativo dell’operazione e venduto i certificati allo sportello.
Questi future sono stati la prima forma di contratti derivati sul vino, ma per la diffusione hanno usato il canale delle principali enoteche nazionali. Notevole il rendimento annuo delle emissioni future che si sono avute finora, stimato nel 15% lordo. Nel 1998 c’è stata anche una emissione di prestiti obbligazionari cum warrant curata da Mediobanca, incaricata da Antinori e Marchesi de’ Frescobaldi di reperire risorse vendendo diritti d’acquisto, esercitabili in concomitanza di ciascun rimborso parziale del prestito, di sei bottiglie di Brunello di Montalcino.
Una terra dove le strade della finanza incrociano spesso quelle dei viticoltori è la Sicilia. Nel settembre 2005 Sanpaolo-Imi ha debuttato nel mondo dei wine future, un prodotto finanziario che permette ai consumatori e appassionati di assicurarsi, con largo anticipo rispetto all’immissione sul mercato, un vino di qualità. ricevendolo senza alcun costo aggiuntivo al proprio domicilio. Oggetto della vendita cosiddetta en primeur è stata tutta la produzione di Ibisco Sicilia Igt 2004, il vino di punta dell’azienda.
E alle aziende siciliane si è rivolta Banca Nuova (gruppo Popolare di Vicenza) con un prodotto finanziario, denominato Winexportpass, lanciato in occasione di Sicilia en primeur, convention internazionale organizzata da Assovini Sicilia.
Si tratta di uno strumento che mira ad aiutare Le aziende a esportare anche nei paesi in via di sviluppo e dove l’insolvenza è forte. Offre al produttore la possibilità di incassare a vista, e all’acquirente forme di pagamento differite sino a 24 mesi. In questo modo la banca copre sia il rischio d’insolvenza sia gli altri rischi, quelli legati ai mercati di sbocco dell’export.
Sul fronte del vino alcuni investitori istituzionali si sono mossi con fondi specializzati. Dexia, gruppo bancario di origine belga, nel 2002 ha lanciato World wine fund, comparto della sicav Dexia equities B., che con una gestione di tipo attivo (cioè non indicizzata ma impegnata nella selezione dei titoli) punta sui maggiori gruppi del vinicolo, individuati tra circa 120 società quotate del settore. Nel lungo termine i gestori stimano che questo genere di prodotti potrebbe conquistare performance medie del 10-12% su base annua.
Il comparto investe in produttori di vino, nelle maggiori griffe dello champagne, ma anche inazioni di società che prestano un’attività di sostegno all’industria del vino, come i produttori di tappi, bottiglie o i distributori.
(arretrato di Italia Oggi del 29 marzo 2007) 

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