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Italia Oggi

Vigneti, un sogno chiamato Unesco ... Valtellina e Asti in lizza per diventare patrimonio dell’umanità. Due territori in corsa per il riconoscimento. Iter lungo, in Italia e a Parigi. Prima chance nel 2008... La corsa a ostacoli è incominciata: ben due siti italiani, i terrazzamenti vitati della Valtellina e i Territori vitivinicoli di Cuneo, Asti e Alessandria sono nella “tentative list” italiana e quindi sulla potenziale rampa di lancio dell’inserimento nell’elenco dei siti patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Ciò, va detto subito, non significa il risultato finale sarà mai ottenuto o che, in caso positivo, i tempi siano rapidi. L’iter burocratico è molto lungo e richiede un rapporto dettagliato e complesso da presentare alla Commissione dell’Unesco a Parigi.
Il primo passo, l’inserimento nella lista italiana, è però stato fatto. Per arrivare a questo risultato ci sono voluti quasi due anni di lavoro. In Valtellina lavora ProVinea, fondazione onlus che rappresenta il consorzio di tutela dei vini della valle, la camera di commercio, la Banca popolare di Sondrio e decine di enti e istituzioni che operano per lo sviluppo economico, sociale e turistico del territorio con oltre 20 programmi.
ProVinea sostiene anche una seconda candidatura: quella del trenino rosso del Bernina, in collaborazione con la Svizzera. In Piemonte sono al lavoro le amministrazioni provinciali di Cuneo (che ha delegato all’istruzione della pratica la società Ideazione di Cuneo) e di Asti insieme con Alessandria: scopo della candidatura, preservare il territorio e valorizzare la sua attività economica, promuovendone lo sviluppo, dal punto di vista sociale e turistico.
Il lavoro fatto finora dai due siti è stato supportato anche dalle regioni Lombardia e Piemonte e dal lavoro dell’apposita commissione che fa capo al ministero dei beni culturali, che è poi l’istituto che decide l’inserimento nella tentative list, ottenuto da entrambi i candidati nel 2006. Ci vorranno un altro anno di lavoro e ponderosi dossier che dimostrino tra l’altro la validità della candidatura, i requisiti necessari, l’appoggio delle popolazioni residenti, i progetti di sviluppo sostenibile, in accordo con le amministrazioni locali, una serie di controlli sul campo da parte degli esperti dell’organizzazione dell’Onu, per poter sperare che Valtellina o Basso Piemonte possano aspirare alla candidatura Unesco.
La lotta è durissima, perché ognuno dei 177 paesi aderenti all’Unesco può presentare una sola candidatura all’anno e alla fine solo 30 saranno i riconoscimenti. Una lotta fratricida, quindi, ma in Valtellina e in Piemonte per ora si pensa solo a lavorare per proporre al meglio il rush finale. D’altronde, se anche nel 2008 non dovesse arrivare il tanto ambito riconoscimento, si può sempre sperare in una nuova candidatura negli anni a venire.

I vigneti già Patrimonio dell’umanità
Francia - Regione vinicola di Saint-Émilion (1999)
Portogallo - Regione vitivinicola dell’Alto Douro (2001)
Portogallo - Paesaggio vitivinicolo dell’isola di Pico (2004)
Ungheria - Paesaggio vinicolo del Tokaj (2002)
Germania - Valle del Medio Reno (2002)
Italia - Vai d’Orcia (2004)

In Francia corre la Champagne...
Non è solo italiana la corsa dei territori vitati al riconoscimento di patrimonio dell’umanità dell’Unesco. In lizza c’è un territorio di primo ordine come la Champagne. Circa 34 mila ettari di superficie, di cui poco meno di 32 mila vitati, 323 cru distribuiti in cinque dipartimenti, oltre 15 mila conduttori, di cui il 54% coltiva meno di un ettaro, la Champagne è una delle regioni regine del vino nel mondo. Una storia vinicola millenaria, come testimoniano sia reperti archeologici sia scritti antichi, che però è decollata a partire dalla fine del XVII secolo e ancora di più nel XVIII secolo, con innovazioni in vigna e in cantina che hanno fatto diventare un vino fermo o mosso il re delle bollicine. Oggi sono 300 milioni le bottiglie che escono ogni anno dalle cantine della Champagne, metà delle quali consumate entro i confini francesi e l’altra metà che parte per il re sto del mondo. L’obiettivo della candidatura, come dicono al Comité interprofessionel du vin de Champagne (Civc), ente pubblico-privato che rappresenta gli interessi delle maison e dei coltivatori della regione, “è quello di valorizzare questo territorio prestigioso, la grande diversità dei vigneti e le cantine scavate nel gesso”. A Epernay assicurano che il dossier è in allestimento da oltre un anno e che ha l’appoggio di tutti i soggetti legati al progetto, dalle maison ai vigneron.

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