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Italia Oggi

Dai Romani al regno di Napoli ... Il nettare originario della Basilicata, vino preferito di Papa Paolo III, ha una storia millenaria. Tanti estimatori per l’Aglianico del Vulture, il Barolo del Sud... Sempre più il nostro Sud, le nostre terre più mediterranee scoprono di possedere le caratteristiche per produrre grandi vini rossi. E il caso dell’Aglianico del Vulture, un grande e potente vino dai più giustamente definite il “Barolo del Sud”. Un tempo, anche non molto lontano, questi grandi rossi partecipavano in via del tutto anonima a potenziare più blasonati vini, in particolar modo del Centro e del Nord Italia, carenti di struttura e di potenziale organolettico.
Oggi questa lenta emigrazione si è frenata per giungere alla conclusione, da parte degli enti locali e dei produttori ( sempre più imbottigliatori), che occorre investire sul proprio territorio, dare grande attenzione alla cura della vite e delle uve, formare e professionalizzare enologi quanto gli addetti alle cantine di vinificazione e d’imbottigliamento. In concreto, un lavoro di squadra che, in forma collegiale, sta dando i suoi risultati e oggi l’Aglianico del Vulture è, a ragione, riconosciuto tra i migliori dieci vini rossi nel Sud della penisola, con ampi riconoscimenti anche internazionali. Conosciuto e rinomato già ai tempi dell’antica Roma, in origine era denominato ‘Ellenico. e veniva utilizzato per il Falerno, altro vino amato dai Romani. Con il tempo la fama del vino crebbe ,tanto da diventare uno dei vini preferiti dai signori del Regno di Napoli. Alla fine del XV secolo il suo nome si trasforma sotto la dominazione degli Aragonesi, da Ellenico in Aglianico.
Appena dopo la seconda guerra mondiale, con il concordato Italo-Francese, venne considerato tra i grandi vini nazionali ed ebbe la dizione di vino superiore. Le vigne di questo nettare così potente, oltre alle caratteristiche intrinseche del vitigno, usufruiscono di particolari condizioni pedoclimatiche: in primis il fatto di crescere a ridosso di un grande vulcano spento qual è il monte Vulture, con la sua cima che si staglia ben oltre i 1.300 metri.
Le viti presenti sulle pendici tra lave e lapilli secolari sono riconosciute forse tra le piante più antiche della nostra penisola. Secondo Orazio, lucano di Venosa, qui la vite è cresciuta da sempre: una presenza è antica che si perdeva, anche nella valutazione dei romani, nella notte dei tempi. Caratteristiche organolettiche da sempre riconosciute al particolare terreno lavico ed a vigne poste in buona esposizione e ad altimetria giusta. Un vino al quale oltre al mercato il legislatore ha riconosciuto il particolare pregio della denominazione di origine. Un vino prodotto in una stretta e piccola regione compresa tra le province di Potenza e Matera, nel cuore della basilica, una delle più piccole e caratteristiche regioni italiane. Il territorio su cui vengono coltivate queste uve interessa 15 comuni, tra cui spicca per una maggior riconoscibilità Rionero in Vulture.
L’Aglianico del Vulture è un vino rosso espressione di terreni collinari tra i 200 e i 700 metri, con una resa massima per ettaro che non supera i 100 qt, ma molti produttori, nella logica della ricerca della qualità producono molto meno di quanto indicato nel disciplinare di produzione. Un vino che migliora con l’invecchiamento e arrivato, al giusto grado di maturazione, si presenta vellutato, asciutto e sapido. Il colore è di un rosso rubino più o meno intenso o granato, con riflessi che giungono all’arancione dopo l’invecchiamento. Nel caso in cui con la maturazione (per almeno due anni in botti) e l’affinamento in bottiglia raggiunga i tre anni, può citare in etichetta la dizione “vecchio” e quando il tempo di sosta raggiunge i cinque anni, il produttore può utilizzare la dizione “riserva”. Un vino che non teme confronti con i grandi rossi piemontesi e toscani. Non ha più la timidezza di un tempo. Un nettare potente che piace molto anche ai giovani d’oggi che hanno accantonato le tanto pubblicizzate energy drink per degustare un vino che Papa Paolo III Farnese beveva in quantità per allontanare il peso degli anni e le lacerazioni della vecchiaia.

Alle pendici del vulcano ... Cosa vedere...
Il Vulture è uno di quegli areali storici della Lucania in cui sono ancora riscontrabili le tracce di una presenza delle popolazioni pre-romane. Molti dei centri minori risalgono all’VIII - VII secolo a.C.. Un’area di confine intessuta di storia e di cultura, cerniera di tradizioni tra l’Irpinia e la Puglia. Per quanti si addentrano in tale paesaggio sono molte le opportunità di soggiorno in cui l’arte s’interseca con la natura e viceversa. Il monte Vulture racchiude in sé una serie di itinerari naturalistici di suggestivo interesse paesistico e botanico. Al suo interno la riserva naturale di Grotticelle a est del monte Vulture. Un’area protetta ideale per conservare integro l’habitat della Bramea: una rara specie di falene le cui larve dipendono dal frassino e dal ligustro per sopravvivere. Altra meta suggerita è la riserva naturale Lago piccolo di Monticchio e il Lago grande che occupano una delle bocche crateriche dell’antico vulcano.
Informazioni sul sito www.parcovulture.it.

Dove acquistare...
L’appuntamento dei primi di settembre (con precisione dal 7 al 9) in quel di Venosa denominata Aglianica 20007 (www.aglianica.it) è un’esposizione, con una serie d’incontri tra i vari produttori di Aglianica. Segnaliamo alcune aziende di produzione: A Rionero in Vulture (D’Angelo, Basilico, Cantine del Notaio, Di Palma, Cantina del Vulture, Eleano, Eubea, Martino, Napoletano, Tera del Re) a Venosa (Terre degli Svevi, Cantina di Venosa, Vignali, Viticoltori in Vulture, Basilium (aderenza), Cantine dei Templari (Forenza), Michele La Luce (Ginestra), Casa Maschito (Maschito), Rapolla (Rapolla), a Barile (Allegreti, Consorzio del Vulture, Elena Fucci, Giannattasio, Macarico, Paternoster, Tenuta Le Querce).

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