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Italia Oggi

Svelata la mappa segreta della vite ... Pool di scienziati italiani e francesi ricostruisce la struttura della pianta. È la 4ª specie vegetale sequenziata. Completata la sequenza del genoma. La cavia, un Pinot nero... Ora la vite non ha più veli. La mappa del genoma è stata completata in appena un anno di lavoro. Un’équipe di scienziati italo-francese si è messa in testa di svelare il più segreto dei segreti di Bacco. E ci è riuscita: tutti i meandri, i cunicoli, i pilastri di quell’edificio di geni che compone la vite sono stati illuminati dai microscopi della scienza. Gli strumenti e i ricercatori sono stati forniti da varie università italiane, riunite nel consorzio inter-universitario nazionale per la Biologia molecolare delle piante, e dall’Istituto di genomica applicata (Iga). Per la Francia, invece, hanno lavorato sul progetto il centro nazionale di sequenziamento francese (Ge’noscope) e l’Institut national de la recherche agronomique (Inra). Un anno fa, di questi tempi (era il 23 settembre), ItaliaOggi rivelava l’inizio del progetto. Sotto la lente dei detective del Dna finiva un clone di Pinot nero (il PN 40024), costituito in Francia per autofecondazione, dunque fortemente omozigote. Le macchine dei laboratori dell’Iga iniziavano un lavoro duro.
In attività, ininterrottamente 24 ore al giorno per sette giorni la settimana, nei laboratori i macchinari hanno realizzato ogni cento giorni la sequenza di un gene. E man mano che i geni venivano sequenziati, i risultati venivano depositati in banche dati condivise. Oggi, a lavoro finito, le 19 coppie di cromosomi della vite, con le relative 480 milioni di basi di Dna non hanno più segreti. La mappa è completa. La ricerca, domani sera, verrà pubblicata sul sito internet di Nature. Il prodotto è la prima bozza di elevata qualità della sequenza nucleotidica del genoma di Vitis vinifera, la prima relativa a una specie da frutto, coltivata sia per il consumo fresco sia per la trasformazione. La vite si unisce di fatto alle altre tre specie vegetali sequenziate finora: la specie modello Arabidopsis thaliana, il riso e il pioppo. E a fregiarsi dei risultati saranno in primis gli sponsor istituzionali, che nel 2005 hanno lanciato il programma: in Italia il progetto è stato finanziato dal Mipaaf (progetto Vigna-Cra), dalla regione Friuli-Venezia Giulia e da un consorzio di ditte private e di banche, mentre per i transalpini la mano al portafogli l’hanno messa il Consortium national de recherche en Ge’nomique e l’Inra.
I risultati di questa analisi, nelle intenzioni di chi l’ha condotta e finanziata, serviranno alla comprensione dell’evoluzione delle piante e dei geni coinvolti nelle caratteristiche aromatiche del vino. Il ministro alle politiche agricole, Paolo De Castro, canta vittoria: la mappatura del genoma della vite «è un risultato fondamentale», dice, «e allo stesso tempo rappresenta il punto di partenza per capire la funzione dei geni, valutare con precisione la variabilità genetica naturale di questa specie e determinarne l’importanza nell’influenzare lo sviluppo della pianta e la qualità del prodotto, anche in risposta agli stimoli ambientali». Certo, queste conoscenze ora potranno essere usate contro lo sviluppo di viti resistenti alle malattie, consentiranno l’affermarsi di pratiche colturali compatibili con l’ambiente, ridurranno l’impiego di fitofarmaci. Ma la vendemmia e l’arte del fare vino, d’ora in poi, perderanno un po’ di mistero. Speriamo non la ricca diversità dei gusti...

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