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Italia Oggi

Il vino che si beve alla città del Sole ... Dai porti del Peloponneso alla Sardegna, sedotti dalla Malvasia... Il nettare di Bosa, dal vitigno color dell’oro. Un prodotto per le feste, dalla produzione limitata... Uno slogan turistico: Bosa, città del Sole. In verità questo luogo incantato
a cavallo tra la provincia di Oristano e quella del nuorese è conosciuto per la sua Malvasia color dell’oro. Un vino che vi affascinerà con i suoi colori e con l’intenso sapore, pieno e ricco di sensazioni che trasmette... come il popolo sardo! Il nome Malvasia viene fatto risalire al porto greco di Monemvasia nel Peloponneso, dove intorno al 1400, per un fiorente commercio di vino in direzione del Mediterraneo, si apprezzò così tanto per la sua bontà che successivamente venne favorita la coltivazione dello stesso vitigno oggi presente in molte aree viticole La malvasia era così apprezzata e conosciuta nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo che nel 1600 venivano indicate con tale nome le locande in cui si consumava il “vino navigato greco”. In
Sardegna il vitigno Malvasia, introdotto nel periodo bizantino si diffuse ampiamente nelle aree vicino a Cagliari e nelle colline della Planargia con epicentro
la comunità di Bosa. Alcuni studiosi come il Bruni, per distinguere sul piano delle caratteristiche botaniche (ampelogafiche) le malvasie definirono quella presente sull’isola Malvasia sarda. Quella presente a Bosa è nettamente distinta dalla Malvasia del Campidano vicino Cagliari, tanto da far pensare che le due tipologie di Malvasia appartengano a due cloni ben distinti. Oltre a Bosa, tale vitigno è presente nei comuni di Suni, Tinnura, Flussio, Magomadas, Tresnuraghes e Modolo. Un vino che per la sua limitata estensione e per le sue qualità organolettiche è da considerare un vino da offrire in circostanze particolari, in occasione di una festa, di un evento... In queste terre il piacere di offrire Malvasia sottende un gesto di sincera amicizia. Ottenuta la denominazione di origine le tipologie di questo vino sono sostanzialmente due: il naturale, sia nella versione amabile sia secco, e liquoroso. Nella versione naturale il colore si presenta dal giallo paglierino al dorato, un odore delicatissimo e un sapore con un leggero retrogusto amarognolo. Nella tipologia liquoroso possiamo constatare che all’odore e al sapore si aggiungono una maggior finezza e un più spiccato aroma. La produzione per ettaro, non può superare gli 80 qt e deve essere invecchiata per almeno due anni al fine di porla in vendita. Alla coltivazione sono destinati i terreni soleggiati e collinari che vanno da una decina di metri sin quasi a toccare i 300 metri di altitudine. Sono terreni con un’alta percentuale di calcare, un buon contenuto di potassio e buone capacità di sgrondare le acque. Il clima è particolarmente mite e per tali ottimali condizioni il vitigno riesce d accumulare quelle componenti primarie atte, a conferire al vino quelle sensazioni uniche. La conservazione di questo nettare prevede che le bottiglie vadano tenute coricate, in scaffalature di legno, in modo da attutire le vibrazioni e tenerle al buio a temperatura tra i 10 e i 15 gradi con umidità
intorno al 70-75%. Da abbinare alla pasticceria secca
sarda, con formaggi piccanti,
oppure degustare in solitudine (quale miglior vino da meditazione!) con un buon libro a portata di mano.

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