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Italia Oggi

Non solo sushi, l’avanzata giapponese passa dal vino ... Da grande importatore di vini, il Giappone inverte la rotta e si dà all’export grazie alla sfida lanciata in Gran Bretagna dai produttori del distretto vitivinicolo della prefettura di Yamanashi, cuore dell’arcipelago nipponico e paradiso di colline e valli incassate, Yamanashi è pronto a promuovere la produzione giapponese: il 25 gennaio 2008 il primo cargo di vini del posto è partito alla volta dell’Europa dai vigneti delle Katsunuma winery e 480 bottiglie di vino bianco e secco sono pronte a sedurre gli inglesi.
Questo successo, frutto di una collaborazione con il francese Bernard Magrez, del grand cru bordolese Pàpe-Clement, è l’epilogo di un’avventura cominciata all’era dei Mejii (1868-1912). Fino ad allora e per tutto l’ottavo secolo, Katsunuma coltiva l’uva di qualità Koshu destinata alle migliori tavole del Giappone. “Proveniente dal Caucaso, quest’uva ha seguito la Via della seta prima di arrivare nel paese al tempo del buddismo”, racconta Hideo Suzuki, responsabile di Budo no oka, centro municipale per la produzione del vino, “aveva la reputazione di far bene alla pelle”. Ma fino al 1950 il vino era considerato bevanda da poveri: “Era il tempo del vino dolce, fatto d’uva, zucchero e alcol forte come il brandy”, dice Shigekazu Misawa, direttore della Grace Winery. Poi all’epoca Mejii, dagli anni Sessanta il Giappone si è aperto alle influenze occidentali e le autorità di Katsunuma hanno inviato in Francia, a imparare il francese e le tecniche vitivinicole, i loro migliori uomini.
Dal 1975, Katsunuma ha puntato sulla viticoltura per attirare i turisti. Un centro di promozione dell’uva Koshu è stato costruito su una collina con il nome di Budo no oka (la montagna del vino) che ospita una cantina e un hotel e accoglie 600 mila visitatori all’anno. Dalla sua terrazza, i turisti scoprono la valle Katsunuma e i suoi filari di vite che si espandono per 170 ettari dove vengono prodotti il 25% dei vini giapponesi. Ogni anno nell’arcipelago sono venduti 899 mila ettolitri di differenti ceppi (delaware, cabernet, koshu) di qualità inestimabile. In segno di riconoscenza le autorità hanno creato degli appellativi e i produttori hanno aumentato la qualità. I progressi hanno permesso oggi a Grace winery e a Katsunuma winery di puntare sull’internazionalizzazione, dopo i successi della gastronomia giapponese.

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