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Italia Oggi

La crisi non si sente nel vigneto ... I fatturati hanno sfiorato i 4 miliardi di euro (+6,7%)... I dati nella nona indagine dell’Ufficio studi di Mediobanca. In ulteriore crescita l’export... Incremento delle vendite in accelerazione per
le imprese vinicole italiane, soprattutto grazie
alla componente export, coi
profitti che nel 2006 hanno toccato il valore più alto del quinquennio. Perlopiù sotto controllo famigliare, anche se le cooperative si confermano una realtà importante, le società del settore nel nostro paese, leader nella produzione a livello mondiale assieme alla Francia, presentano una struttura patrimoniale solida, pur in presenza di una forte contrazione degli investimenti dopo il picco del 2005.
E quanto emerge dalla nona indagine dell’Ufficio studi di Mediobanca sul comparto vinicolo. Lo studio prende in esame 92 aziende (85 lo scorso anno) con fatturato superiore ai 25 milioni e rappresentative del 41% del valore della produzione italiana, stimata nel 2006 in circa 9 miliardi. L’indagine considera i risultati di bilancio del periodo 2002-2006 e le interviste alle imprese volte a valutare i consuntivi 2007.
Lo scorso anno, il fatturato delle principali società italiane vinicole è cresciuto del 6,7% a oltre 3,9 miliardi, contro il +4,7% del 2006 e il +0,3% del
2005.
Nel dettaglio, nel 2007 la crescita in Italia è stata del 4,3%; più forte invece la crescita all’estero (+9,6% contro il +7% del 2006), dove l’Unione europea rimane di gran lunga l’area più importante (quasi la metà delle esportazioni). L’area Asia-Australia è in aumento del 6% rispetto al 2006, ma con valori limitati (quota sul totale export sotto il 4%). Tra le aziende prese in esame, solo due (entrambe cooperative) superano i 200 milioni di fatturato. Secondo i dati provvisori 2007, al primo posto con 294 milioni c’è la veneta Giv (Gruppo italiano vini) che sorpassa Caviro (282 milioni). Seguono Cavit (Cantina viticoltori) con 175 milioni, la FG-Ferdinando Giordano (140 milioni) e Antinori (138 milioni). Briciole comunque, se si considera che i due big mondiali, l’americana Constellation brands e l’australiana Foster’s, fatturano rispettivamente 3,9 e 2,9 miliardi.
Per il 2007, il cash flow delle imprese vinicole italiane è visto in crescita del 7%, mentre si stima un forte calo degli investimenti, nell’ordine del 30%. Nel 2006 l’utile delle società vinicole del nostro paese è stato il più elevato degli ultimi cinque anni, con un aumento del 6,8% sul 2005 a 121 milioni circa. Dall’indagine di Mediobanca emerge che tra il 1996 e il 2008 vi è stato un aumento di circa mille etichette (+31%): la variazione per i vini di qualità è stata pari al 32%, mentre per i grandi vini (oltre 25 euro a bottiglia) il numero è aumento di oltre due volte. Dato che conferma la tendenza, almeno per le società non cooperative, a privilegiare la crescita qualitativa, in presenza di un mercato fortemente influenzato dalla grande distribuzione.
Nel 2008 le imprese si stanno infatti presentando al mercato con un aumento del numero di etichette dei grandi vini pari al 13%. In tale ambito è da sottolineare che le spese pubblicitarie sono cresciute lo scorso anno dell’8,7% (contro l’aumento medio della spesa nazionale pubblicitaria totale del 3,9%). A testimoniare il trend di politiche commerciali che puntano sulla qualità c’è il dato sui canali di vendita:
laddove nel 2007 il 44% delle vendite nazionali è transitato per la gdo, per i grandi vini l’ha fatta da padrone il canale hotel-ristoranti (44,6%), seguito da enoteche e wine bar
(28,6%).
La gdo per i grandi vini ha contato solo per il 6,8% (era il 7,4% nel 2006).
Per il 2008 la maggioranza delle imprese prevede ancora uno scenario positivo, nonostante l’Organisation international de la vigne et du vin stimi per il 2007 una produzione mondiale in calo del 7%, principalmente per fattori contingenti climatici (siccità). In Italia la contrazione è intorno al 17%, mentre un vero crollo della produzione è atteso per l’Australia (-30%).

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