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Italia Oggi

Il bio-vino avanti, piano ... La cultura del biologico è ancora abbondantemente minoritaria nel mondo del vino, ma sta crescendo a grandi passi. In Italia, primo paese in Europa, sono già 36 mila gli ettari coltivati nel massimo rispetto dell’ambiente. I problemi sorgono quando il vino viene lavorato in cantina. Oggi sono ancora fioche le aziende certificate nell’intera filiera, anche se il loro numero è in continuo aumento. Ma c’è davvero questa, grande richieste di vino biologico? Stando a un’indagine condotta da Associa­zione Città del vino, Associazione Città del Vino e Aiab tra un panel di giovani tra i 20 e i 27 anni, in maggioranza donne, è emerso che è scarsa la conoscenza del biologico, che viene percepito come prodotto di nicchia, difficile da reperire e più costoso del vino normale, che inoltre mantiene il suo appeal proprio perché sì rifa a una lavorazione tradizionale. C’è insomma molto da lavorare sul fronte del marketing, ma anche dal punto di vista normativo. Quasi ogni stato europeo ha una sua normativa e metodi differenti di certificazione. In vista di un quadro normativo unico, è partito nel febbraio 2006 il progetto Orwine, che durerà fino a settembre 2009. Dovrà identificare le pratiche correnti in uso nella viticoltura biologica, i motivi d’acquisto da parte del consumatore e le richieste del mercato, sviluppare tecniche enologiche innovative, testare to azienda le pratiche innovative, sviluppare un codice di buone pratiche per la vinificazione biologica. H problema arriverà tra un anno, quando le proposte elaborate da Orwine saranno fatte proprie dalla Commissione,, che dovrà poi elaborare un testo di legge condiviso. Non tutti i paesi, molti dei quali entrati da poco nella Ue, sono però disposti a ridurre ancora l’uso di prodotti chimici in cantina. Eppure, al di là delle normative, sono soprattutto gli Stati Uniti a credere nel vino biologico, anche alla luce dei più generali cambiamenti climatici. Come è emerso in un altro convegno, organizzato da La Buona Terra, da Barone Pizzini (Franciacorta) e con la collaborazione della regione Lombardia, e emerso che la sensibilità su questo tipo di prodotti è in conti­nuo aumento. Grandi gruppi stanno investendo cifre ingenti sul vino bio: da Lvmh a Pernod, da Diageo a Gallo; in Italia è Barone Pizzini tra i leader del settore, con 150 ettari certificati.

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