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Italia Oggi

Brunellopoli, baruffa a Montalcino ... C’è chi vuoi fare fuori gli illegali. E chi vuole cambiare le regole. Resa dei conti tra produttori. Soldera, Biondi Santi e Cinelli Colombini contro Frescobaldi e Banfi... Far fuori quelli che producono Brunello di Montalcino senza rispettare il disciplinare. Quelli implicati nell’inchiesta della procura della repubblica di Siena per frode alimentare, indagine che per adesso ha portato molte illazioni, smentite (una della procura stessa per negare l’uso di uve provenienti di altre regioni) e poche certezze come il sequestro di migliaia di bottiglie di Brunello ad aziende come Villa Banfi e Frescobaldi. A chiedere la “testa” degli illegali è Gianfranco Soldera, produttore storico di Brunello, assieme a Franco Biondi Santi e Stefano Cinelli Colombini, che ha inviato una lettera al Consorzio.

“Ho chiesto”, racconta a ItaliaOggi, “che si facciano da parte o che altrimenti sia il Consorzio stesso a chiedere che si facciano da parte. Credo che si tratti di un comportamento più che normale”. A Montalcino, Brunellopoli continua a tenere banco. E non poteva essere diversamente visto che in un paese che ha 5 mila abitanti, gli addetti delle 250 aziende produttrici sono 3 mila e non si può non dire, quindi, che l’economia non giri attorno al vino.
E di Brunello, di immagine e di ricadute dell’inchiesta sul territorio se ne è parlato mercoledì sera nella riunione nella quale il Consorzio ha voluto fare il punto della situazione con i produttori.
“Quello che è emerso”, commenta Stefano Cinelli Colombini della Fattoria de’ Barbi, “è che un tipo di informazione scandalistica ha provocato un grosso danno. In questo momento c’è soltanto bisogno di certezze, di chiarezza. E si possono avere soltanto con una conclusione, speriamo rapida, dell’inchiesta”.

Nell’incontro di mercoledì c’è chi ha proposto, Ambrogio Folonari, di modificare il disciplinare ma è stato accolto da un silenzio glaciale, e chi invece ha provato ad avanzare l’idea, poco condivisa, di dividersi tra grandi e piccoli produttori. Alla fina l’unica certezza sembra quella che il Brunello debba continuare a essere fatto con solo Sangiovese “grosso”, chi utilizza altre uve, produce un altro vino. E a suggellare la comunità di intenti e divedute, il fatto che a fine seduta i produttori siano andati tutti quanti a bere insieme nei bar del centro. Ma il danno resta. Soprattutto per i consumatori. “Di loro”, commenta Soldera, “nessuno parla, si parla soltanto di produttori e di territorio. Ma i veri danneggiati sono ì consumatori”.

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