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Italia Oggi

In Russia spumanti a tutta forza ... Vinitaly Mosca... I produttori italiani di vino e le aziende aderenti al Consorzio italiano del gusto che riunisce i principali marchi del made in Italy alimentare che hanno partecipato alla quinta edizione del “Vinitaly Cibus Russia” svoltosi a San Pietroburgo a inizio settimana hanno verificato il buon andamento in Russia sia del vino che di altri prodotti di qualità. In base ai dati forniti da “Veronafiere” il valore dell’export è di 350 milioni di euro con il vino in pole position: l’Italia è il quinto fornitore in ordine di classifica (ma il primo per gli spumanti sorpassando lo Champagne) con una crescita molto rapida. All’inizio del 2006 tra “rossi” e “bianchi” erano 1,26 milioni di litri pari a un valore di quasi 5 milioni di euro e quest’anno si è già arrivati a 5,9 milioni; 7 milioni, invece, i litri di “bollicine” italiane con un incremento rispetto al 2007 del 12% e di quasi il 13% di valore per circa 792 mila litri in più corrispondenti a un valore di 2,5 milioni di euro. Scendendo nel dettaglio sempre “Veronafiere” sottolinea come la maggior quantità del vino esportato pari ad almeno il 60% appartenga alla fascia dei vini a basso costo che non superano i 2,70 euro mentre è appena del 5-6% quella dei vini della fascia super premium con prezzo superiore a 13,5 euro a bottiglia e i premium che si aggirano intorno ai 5,4 euro. Il Consorzio di tutela del Brachetto d’ Acqui docg fa notare che la maggior parte del mercato è concentrato a Mosca e San Pietroburgo dove il reddito medio per abitante è in genere del 3,2 superiore a quello del resto della nazione e un veicolo importante per la conoscenza dei vini sono i molti ristoranti italiani. Solo a Mosca sono 150 quelli di alto livello di cui il 90% italiani. Ciò fa rilevare a Giovanni Agria, responsabile dell’Est Europa della cantina “Settesoli” di Menfi in Sicilia (quasi 20 milioni di bottiglie) che “In realtà i vini a costo medio-alto stanno, invece, andando assai meglio perché i ricchi russi non disdegnano di spendere. Si sta espandendo anche la fascia media della borghesia e ciò giustifica il contemporaneo successo dei vini a prezzo più contenuto”.
“In Russia”, precisa Claudio Salaris, direttore del Consorzio del Barolo e del Barbaresco, “esiste il problema di un numero limitato di importatori. I clienti più agiati economicamente spesso optano per vini cari e con tanto di “griffe” perché rappresentano anche l’acquisizione di uno “status symbol” sociale”.

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