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Italia Oggi

E in Svezia impazza
il Primarone ... Contraffazioni, truffe e imitazioni di vario genere infestano l’agroalimentare made in Italy. Spesso la vigilanza parte da chi vuoi difendere il suo prodotto originale. I degustatori di un’autorevole Guida italiana ai vini sono inciampati in un vino prodotto in Puglia dall’azienda di Paolo Leo a San Donaci nel brindiamo con il nome di “Primarone” che richiama alla mente il famosissimo “Amarone”, vino che ha origine dall’appassimento e successivo affinamento delle uve della Valpolicella doc. E scoppiato il baccano. In un giornale on line il coordinatore regionale veneto della stessa Guida, Bernardo Pasquali, racconta che il “Primarone” nasce dall’appassimento di uve Primitivo, autorevole vitigno pugliese, e venduto molto bene all’estero, in particolare nella Gdo in Svezia. Una bottiglia è stata scovata, per caso, proprio nel paese scandinavo in un supermercate a fianco dell’Amarone. “Ma, spiega Pasquali a ItaliaOggi, la speculazione non sta solo nell’imitare il nome del celebre vino veneto ma anche nel fatto di accostare negli scaffali il “Primarone” a quest’ultimo con una differenza di prezzo notevole: il 50% in meno, in media, a bottiglia.Vale a dire 50 corone equivalenti a 7,5 euro. Se ne deduce che gli svedesi potrebbero essere ignari di scambiare un prodotto per un altro. Nella “brochure” di presentazione si legge che il “Primarone è vino di punta dell’Italia con il suo gusto pieno, succoso e potente e incredibilmente popolare”. Mentre la Camera di Commercio di Verona starebbe valutando se aprire una vertenza, dall’azienda pugliese replicano che nel retro della bottiglia è indicato il tipo di vitigno con il quale il “Primarone” è prodotto e un’altra serie di informazioni per il consumatore. Oltretutto la “Paolo Leo” ha ottenuto la Gran Menzione al recente Vinitaly con il suo “Negroamaro”. La questione è controversa. Infatti se Pasquali fa rilevare che il “Primarone” è un “Raro esempio di concorrenza sleale nei confronti dei colleghi produttori”, Gigi Biestro, autorevole esponente del mondo del vino piemontese nonché direttore della “Vignaioli Piemontesi” osserva che la “Normativa italiana non prevede che in etichetta venga indicato il vitigno di provenienza con il quale è fatto il vino. Non lo è neppure per il Barolo docg”. La vicenda dà fastidio ai produttori di Amarone che vogliono difendere l’originalità della loro tradizione ma sta di fatto che il “Primarone” spopola: in Svezia ne sarebbero già state vendute almeno mezzo milione di bottiglie.

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