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Italia Oggi

All’estero va il contenitore alternativo ... Tendenze... Pet, tetrapak, bag-in box sono sigle che per i profani del mondo del vino suonano strane ma tradotte in italiano stanno per contenitori di vario tipo con i quali alcuni tipi di vino italiano vengono venduti sia sui mercati interni che all’estero. Cui si aggiungono le lattine. All’assemblea annuale dell’Unione italiana vini svoltasi recentemente a Verona è stato ribadito come nel mondo del vino si affacciano nuovi stili di consumo che esulano da quello che non è “canonico” cioè la vendita in bottiglie o damigiane. All’estero l’uso di contenitori alternativi ha già preso piede da tempo e per il nostro paese, fa rilevare l’Uiv, occorre predisporsi a una grande flessibilità per accontentare nuove fasce di mercato. In quest’ottica si pone il decreto ministeriale in attesa di uscita che autorizza l’uso dei bag-in box anche per le nostre denominazione di origine escluse però le “garantite”. Alle assise di Verona Natalia Posada-Dicksan della “WaverleyTBS”, tra i maggiori importatori e distributori britannici, ha rilevato come in Inghilterra la GD stia rispondendo a quello spirito innovativo che emerge da ampie fasce di consumo offrendo contenitori alternativi “eco-friendly”
come bottiglie di vetro più leggere e con minore impatto ambientale ma anche quelle del tipo citate all’inizio. Nelle singole regioni i vari disciplinari di produzione dovranno essere adattati per consentire l’uso dei bag-in box con un occhio sempre attento ai tipi delle stesse doc. Lo spiega Luigino Bianco, direttore di “Terrenostre”, una grande cooperativa dell’astigiano. “Il caso del Piemonte è particolare in quanto abbiamo qualificate doc come, per esempio, il dolcetto, ce ne sono ben sette ma nessuno pensa di venderlo con i bag-in-box. Potranno essere venduti però il Langhe-dolcetto o il Piemonte-Barbera”. “Il decreto ministeriale si rendeva più che necessario per adeguarsi ad altri paesi europei produttori di vino come la Francia - aggiungono alla “Vignaioli Piemontesi”, società che raggruppa alcune grandi cooperative e 500 aziende - teniamo presente che i nostri cugini d’Oltralpe, per esempio già vendono il Bordeaux e il Borgogna proprio in questi contenitori”.

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