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Italia Oggi

La riscossa del vino kasher ... Negli Stati Uniti i vini kasher ossia adatti a essere consumati da persone di religione ebraica, stanno conquistando una più vasta platea di consumatori. Una moda che alcuni produttori e importatori di vini si stanno sforzando di portare anche nel nostro paese. Che il vino kasher sia destinato a restare una nicchia di mercato è comunque indubbio. In una situazione di sovrapproduzione e con la concorrenza agguerrita dei nuovi paesi produttori, vendere vini kasher non è facile e produrli rispettando i canoni casherut comporta (fiori da Israele) costi aggiuntivi nell’ordine del 20-30%. “Sono vini che vanno spiegati” dichiara a ItaliaOggi Mosè Silvera, che ama definirsi ambasciatore dei vini israeliani in Italia. “Negli Stati Uniti sono riusciti ad andare oltre il consumo etnico, grazie al miglioramento qualitativo intrinseco del prodotto, sull’onda della crescente domanda di un prodotto di qualità da parte della comunità ebraica osservante. E poi grazie alla certificazione che li accompagna e che, in qualche modo, è accomunata a quella dei vini biologici. Considerato che la comunità ebraica in Italia non supera le 40 mila unità, l’unico modo per espandere questo mercato è cercare di conquistare nuovi consumatori. Proprio l’esiguo numero di clienti target ha fatto sì, finora, che la stragrande maggioranza dei vini kasher consumati nel nostro paese sia d’importazione (da Israele arrivano circa 120-150 mila bottiglie l’anno), nonostante non manchi prodotto nazionale”. “Della decina di aziende che producono vini kasher in Italia”, assicura Silvera, “soltanto un paio li commercializzano sul mercato interno. Per gli altri otto si tratta di una produzione destinata all’export”. Al secondo gruppo
appartiene la piemontese Giordano Vini (circa 135 milioni di euro di fatturato, per una produzione globale di oltre 30 milioni di bottiglie) che attualmente ha una produzione annua di circa 100 mila bottiglie di vino kasher “Siamo entrati in questo business” dichiara Paolo Manzone del servizio export di Giordano Vini, “a seguito di un accordo, stipulato sette-otto anni fa, con un importatore americano di vini, la Allied Importers, che li commercializza quasi esclusivamente nel mercato statunitense. Tecnicamente potremmo aumentare la produzione di vini kasher. Per noi, comunque, resta e resterà una lavorazione per conto terzi”. L’azienda agricola avellinese Feudi di San Gregorio (con un fatturato 2007 di 21,9 milioni di euro e una produzione di 3,9 milioni di bottiglie), new entry nel business dei vini kasher con un fiano d’Avellino Docg e un Campania aglianico Igt presentati all’ultima edizione del Vinitaly, mira invece principalmente al mercato nazionale. “Anche per noi” afferma Alessandro Calmieri dell’area comunicazione tecnica di Feudi, “si tratta di una produzione di nicchia che non supererà di molto le attuali 20 mila bottiglie. Come nostra abitudine, abbiamo puntato su vitigni autoctoni, quindi su un prodotto di qualità di target alto, che distribuiremo principalmente nel canale horeca ed enoteche”.

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