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Italia Oggi

Primo, sostenere il mercato ... Il 60% dei fondi Ue alla viticoltura non strutturata. Paolo Castelletti (Uiv) spiega come l’Italia spenderà i finanziamenti dell’Ocm vino... Per i primi quattro anni, quasi il 60% delle risorse sarà destinato alle misure di mercato, circa il 30% alla ristrutturazione e riconversione dei vigneti e davvero poco per i primi due anni alla promozione. Sono queste le misure che il ministero delle politiche agricole italiano ha presentato alla Commissione europea, per incassare il placet sulla distribuzione del budget di finanziamenti europei al vitivinicolo, attribuiti all’Italia dall’Ocm vino. Apparentemente una scelta controtendenza rispetto allo spirito della riforma, che vede nella competitività e negli strumenti come la promozione verso i paesi terzi, la chiave di volta per risolvere o, quanto meno migliorare, il problema delle eccedenze e delle giacenze di prodotto che tanto affligge la viticoltura europea. Ma, come accade ogni volta che si mette mano al sistema, il problema principale per questo primo armo di applicazione è rappresentato dal fattore tempo.
“La nuova disciplina di settore prevede che i programmi nazionali di supporto, quelli che definiscono le misure attivate da ciascun paese e i relativi budget finanziari, dovessero essere presentati a Bruxelles entro lo scorso 30 giugno, lasciando poi tre mesi alla Commissione per valutarli e approvarli”.
Spiega Paolo Castelletti, segretario generale dell’Uiv: “Fra tre mesi, però, siamo già a ridosso della vendemmia e se ci fossero dei problemi che comportino la necessità di mettere nuovamente mano al documento, ci sarebbero altri due mesi di attesa per avere il placet di Bruxelles”, prosegue Castelletti, “ciò metterebbe a rischio alcune importanti fette delle risorse previste per questo primo anno come le distillazioni e gli aiuti all’arricchimento. Speriamo perciò che la Commissione ci venga incontro, abbreviando i tempi di valutazione e non utilizzando tutti e 90 i giorni previsti”.
In effetti, guardando la tabella finanziaria che ripartisce gli aiuti per il solo 2009, per queste misure sono stanziati complessivamente oltre 150 milioni di euro. Ma se la corsa contro il tempo preoccupa anche sul quantum riconosciuto alle singole misure merita alcune considerazioni.
“Per i primi anni il grosso del sostegno è stato riconosciuto alle distillazioni e all’arricchimento, mentre noi avremmo voluto premiare maggiormente la promozione. Ma il fatto è che bisogna fare i conti con la realtà produttiva nazionale che è fatta da una viticoltura a due velocità”, sottolinea Castelletti.
“In Italia c’è, infatti, una viticoltura strutturata che produce bene e di qualità, che ha bisogno di vendere e che, per questo, cerca continuamente il modo e il mezzo per aprirsi sempre nuove opportunità di mercato. Accanto a essa c’è un’altra realtà, dove manca un’organizzazione efficiente di filiera e che per sopravvivere conta molto sugli aiuti a sostegno del reddito”. Stiamo parlando di tutti quegli aiuti che non producevano alcun valore aggiunto alla produzione e che per il carattere fortemente assistenzialistico, risultavano distorsivi della concorrenza e per questo avversati dalla stessa commissione in fase di stesura della riforma. Il compromesso è stato di mantenerli solo per un periodo transitorio.
“Nel 2013, ci saranno i primi problemi con Io smaltimento delle fecce e delle vinacce, che sono rifiuti speciali, e che, senza il sostegno economico, vedremo se le distillerie li ritireranno ancora. C’è poi la questione zuccheraggio. Noi dobbiamo utilizzare il mosto per arricchire il vino, perché non possiamo usare il saccarosio, a differenza di altri paesi europei dove è possibile farlo. Essendo più caro, per compensare, riceviamo un aiuto dalla Ue ma solo fino al 2013. Anche su questo bisognerà fare una riflessione”.

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