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Italia Oggi

Vino, divide la riforma ... Giudizi negativi su etichettatura e denominazione di origine...


Vino la riforma Ue non convince ... Giudizi negativi su etichettatura e denominazione d’origine... Pro e contro secondo le associazioni di categoria sulle misure entrate in vigore dal 1° agosto... E’ entrata in vigore da pochi giorni eppure fa ancora discutere e divide la platea elle associazioni di settore
fra chi ne difende alcuni punti e chi lancia allarmi sulle possibili conseguenze. Si tratta dell’applicazione della riforma dell’Organizzazione comune del mercato (0cm) vitivinicolo, varata dai 27 ministri dell’agricoltura dell’Unione europea lo scorso dicembre ed entrata in vigore il 1° agosto. Il pacchetto di misure prevede, tra le altre cose, un regime di estirpazione volontaria dei vigneti, uno tra i punti più controversi per il comparto italiano. Inoltre, fin dal suo primo anno di applicazione l’Italia potrà contare su un aumento delle risorse finanziarie a sua disposizione che passeranno da 190 a 251,3 milioni di euro. Risorse che cresceranno ulteriormente fino a raggiungere i 376,4 milioni. Mentre è rinviata di un anno, cioè all’agosto 2009, l’applicazione delle misure relative alle pratiche enologiche e alle etichettature (nessun obbligo di indicazione della presenza di saccarosio, mentre i vini da tavola possono mettere in evidenza, sia pure con qualche limite, annata e vitigno, con semplice autocertificazione.

Per i vini doc e igp c’è l’obbligo di vinificare nella zone di produzione). “La Ocm vino”, ha commentato a ItoliaOggi il responsabile nazionale del settore vitivinicolo della Cia, Confederazione italiana agricoltori, Domenico Mastrogiovanni, “presenta luci e ombre. Certamente, rispetto al documento iniziale è stato fatto un sostanziale passo in avanti. Il budget complessivo per il Piano italiano è soddisfacente, ma rimangono alcune forti contrarietà sul mantenimento della possibilità di effettuare lo zuccheraggio (ossia, riutilizzo del saccarosio per aumentare la gradazione alcolica, ndr) e sull’ambiguità con cui si affronta il tema delle denominazioni d’origine. Nella consapevolezza che
questa riforma è vincolata al più complesso sistema della Politica agricola comunitaria”, ha aggiunto Mastrogiovanni, “è da considerarsi comunque positivo quanto ottenuto in materia di estirpazione. Ora, l’Italia si prepara a questa nuova fase per il settore e la Cia si impegnerà per tutelare il reddito dei produttori e per renderli competitivi in un mercato sempre più agguerrito”. Concorde, in tema di estirpazione di vigneti, anche Confagricoltura, secondo la quale, infatti, questa misura “non intaccherà il patrimonio vitivinicolo di qualità. Espianterà chi non ha raggiunto livelli di competitività compatibili con il mercato, sia
sul piano qualitativo che economico, ma non chi produce uva e vino di qualità”. L’organizzazione agricola ha voluto ribadire piuttosto “l’importanza delle specificità territoriali; il legame colturale e culturale dei vitigni e dei vini con il territorio sono
la grande ricchezza della
vitivinicoltura italiana”. Tuttavia anche per Confagri la riforma non è esente da
dubbi in merito alla dicitura
del vitigno e dell’annata di produzione nell’etichettatura dei vini da tavola che, per l’associazione “creerà confusione nei
consumatori”. Secondo l’Unione Italiana Vini (Uiv), invece, “fino al 2012 non cambia granché per l’eliminazione graduale delle misure legate all’arricchimento e alla distillazione dei sottoprodotti. Le
vere risorse a sostegno della competitività e rilancio delle imprese, liberate dagli aiuti, diventeranno importanti solo a partire dal 20 l3”. Il
segretario generale della Uiv,
Paolo
Castelletti ha sottolineato però la “preoccupazione per l’assenza di una cabina di regia a livello ministeriale per frenare il rischio di dispersione in mille rivoli del 70% dei fondi che le regioni, in conferenza stato-regioni, hanno voluto gestire autonomamente. Per le risorse più cospicue”, ha proseguito il presidente Uiv “il mondo imprenditoriale deve attendere fino al 2013”. Giudizio “non positivo”, inoltre, per la questione dell’etichettatura del vino da tavola con l’indicazione del vitigno e dell’annata, che apre il rischio di entrare in competizione con le tante igt col vino del vitigno, e sulla mancata soppressione dell’utilizzo del saccarosio che, di fatto, favorisce i produttori del Nordeuropa usi a questa pratica enologica”. Sulla stessa linea il presidente di Federvini (Federazione italiana industriali, produttori, esportatori e importatori di vini, liquori e affini) Lamberto Vallarino Gancia: “Ci sono ancora parecchie regole da definire. L’etichettatura, per esempio, è un elemento di discussione che potrà cambiare la piramide dei vini docg-doc-igt fino a quelli da tavola”.

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