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Italia Oggi

L’uva eroica che guarda al mare ... La vite senza se e senza ma, che s’arrampica per le Alpi Apuane... Una viticoltura eroica. Una viticoltura su terrazze e gradoni che guardano il mare. Una viticoltura dagli alti costi e dalle rese molto contenute, ma... con una qualità.. senza se e senza ma. Siamo in quell’angolo di Toscana settentrionale poco conosciuto ma tra i pi avvincenti, in quanto la vite qui è aggrappata agli irti pendii delle Alpi Apuane, ai confini con la Liguria e l’Emilia, Il prodotto principe è il Candia dei Colli Apuani la cui coltivazione risale al 200 a.C. Su questi declivi da 2000 anni si coltiva la vite e ancora oggi, con grande umiltà e sacrificio, se ne produce una quantità limitatissima, apprezzata sia in Italia che all’estero, nonostante le modiche quantità: poco più di un milione di bottiglie con le potenzialità produttive che potrebbero anche raddoppiare. La svolta “mercantile” di questo vino ... ricondotto nel tempo anche all’utilizzo che ne facevano gli operai anarchici durante il loro lavoro in cava, si ebbe quando fu posto a confronto in una serie di degustazioni comparate nell’ambito della Mostra mercato dei vini tipici di Siena svolta negli anni 30: i vini di Candia vennero definiti “tra i migliori vini da pasto e da dessert prodotti in Toscana”. Un vino che crebbe in riconoscimenti e che ebbe l’ambito riconoscimento della doc dai primi anni 80 e che può essere prodotto solo nelle comunità di Massa, Carrara e Montignoso. La denominazione Candia inizi a essere utilizzata circa un secolo fa, associandola a una piccola area del monte Oliviero che un tempo era chiamato “libero”... Un areale di circa 800 ettari di cui 300 ancora investiti alla viticoltura terrazzata. Un vino che per l’inserimento all’interno di uno dei panorami pi suggestivi dell’Alta Toscana, anche se a confine di tre regioni, ha dovuto acquisire il ruolo di “protagonista” della Strada del vino Colli di Candia e Lunigiana. Un itinerario enologico, ma non solo tra produzioni tradizionali, cave di marmo, boschi, vigneti, pievi, case coloniche e castelli... Sul versante carrarese è suggerita la visita della “Via di Fontia”, mentre sul versante massese abbiamo la “Via dell’uva”. Un tempo i vini di Candia, stante la difficoltà di stabilizzarne le caratteristiche organolettiche, durante l’anno si prestavano a essere talvolta amabili e talvolta secchi. Con l’evoluzione tecnologica oggi il prodotto è ben distinguibile e ben identificato in etichetta per una maggiore trasparenza verso il consumatore. Il vitigno protagonista di questo vino è il Vermentino bianco (con una percentuale variabile tra il 70 e l’80%), chiamato anche il “bianco delle cave di marmo”, che con questi terreni calcareo-argilloso o silicei, con esclusione dei fondovalle, e con questo clima esprime al meglio tutta la sia intensità aromatica. Recentemente intorno a questo vitigno e alla sua adattabilità nei terreni del Candia è stata avviata un’intensa attività scientifica che ha visto coinvolta l’università di Pisa, l’università di Piacenza, l’Istituto sperimentale per la viticoltura di Arezzo con il patrocinio e il sostegno della provincia di Massa Carrara. Il Vermentino e i vitigni a latere (Albarola, Trebbiano e Malvasia), stante le caratteristiche pedologiche e altimetriche si presentano con un’intensa densità d’impianto, che parte dai 6 mila ceppi a ettaro con un limite di 1,5 kg a ceppo, a testimonianza di una produzione proiettata sulla qualità e non sulla quantità. Il Candia dei Colli Apuani “amabile” si presenta al sapore fruttato, armonico e vivace, mentre la tipologia secco si presenta asciutto talvolta morbido, pieno, con un leggero retrogusto amarognolo. Insiste all’interno della denominazione di origine anche una tipologia “Vin Santo” poco o scarsamente utilizzata.

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