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Italia Oggi

Ricavi giù, ma l’Est promette ... Cavit: la crisi taglia i consumi. Bene Cina e Russia... La crisi economica internazionale e la debolezza del dollaro rispetto all’euro hanno lasciato il segno sui conti di Cavit, la cooperativa che raggruppa 11 cantine sociali trentine. Nell’esercizio giugno 2007-maggio 2008, il fatturato è calato di quasi il 15%, da 182 a 155 milioni di euro. “Una diminuzione in linea con il trend del settore vitivinicolo nazionale”, sottolinea Adriano Orsi, presidente di Cavit, “che non ci ha impedito di generare 2,5 milioni di utili e che, comunque, non ha quintale pagata ai cugini veneti. E ciò grazie alla struttura di commercializzazione e al sistema Cavit che è riuscito a valorizzare i nostri vini nel mondo”. A indorare la pillola, poi, contribuisce il positivo andamento dei primi cinque mesi del nuovo esercizio, che registrano un +5% sul mercato interno, quasi un +45% su quelli esteri, Stati Uniti esclusi, un -3,4% negli Usa, una performance comunque migliore rispetto al -8% medio dei vini italiani nel Nordamerica. Risultati resi possibili dalle nuove strategie di mercato adottate: da un lato il rafforzamento dei rapporti con la distribuzione moderna italiana e straniera, grazie al fatto di essere diventato fornitore di vini private label, dall’altro un’accentuazione nella flessibilità con la quale la struttura Cavit ha approcciato i singoli mercati esteri, accompagnata da una maggiore focalizzazione sullo sviluppo in nuovi paesi, come per esempio la Cina la Russia, le cui potenzialità sono notevoli. “In ciascun mercato, prosegue Orsi, “cerchiamo la chiave giusta d’approccio. Ciò significa scegliere di volta in volta se appoggiarci alla distribuzione moderna o se stringere accordi con importatori locali. E ancora valutare quali sono i prodotti con maggior potenziale. I cinesi, per esempio prediligono vini rossi, mentre e i russi vanno matti per le bollicine”.

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