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Italia Oggi

Sei regole per vendere vino ... Una ricetta di marketing per conquistare clientela... Confagri: più servizio, semplicità, sostenibilità, salute, sensorialità e sincretismo... Aumentano gli estimatori del vino e cresce sempre più la voglia di conoscere e sperimentare vini diversi; i consumi puntano più sulla qualità che sulla quantità (qualità accessibile) ma si richiede un prodotto sempre più semplice, ovvero accessibile a un pubblico di non intenditori. E se negli anni 90 quasi il 40% degli italiani pensava che si sarebbe consumato sempre meno vino, la percentuale nel 2005 è scesa a poco più del 20%. Sono questo alcune delle nuove tendenze del mercato vitivinicolo rilevato dalla ricerca “Il vino nel mercato globale”, commissionata all’Istituto di ricerca Gpf dalla Confagricoltura e presentata a Roma a Palazzo della Valle.
Uno studio approfondito che, grazie alle indagini quantitative e qualitative condotte fino a giugno 2008 sui trend nazionali e internazionali del settore, intende porsi come strumento pratico per consentire alle aziende produttrici un’analisi strategica del mercato del vino, offrendo stimoli per comprendere come strutturarsi e affrontarlo con iniziative e nuove politiche di marketing. La ricerca propone, infatti, un summary delle opportunità per il vino italiano che riguarda consumatore, mercati stranieri, distribuzione e commercializzazione.
E dal quale la Confagricoltura ha delineato una strategia per il rilancio del mercato vitivinicolo nazionale che passa attraverso sei “esse”: servizio, semplicità, sostenibilità, salute, sensonalità e sincretismo. Adeguate e differenziato strategie di marketing, migliore comunicazione e maggiore trasparenza dovrebbero essere indirizzato al consumatore che, secondo lo studio, è sempre più consapevole e interessato a nuovi vini, anche stranieri (approccio sincretico), ma confuso dalla grande quantità-varietà e poco informato. Per quanto riguarda, invece, i criteri produttivi e commerciali, bisogna superare le contrapposizioni ideologiche, offrendo più servizi, trovando nuove sintesi tra esigenze del mercato ed esigenze produttive orientato alla qualità e al mantenimento della bio-diversità, favorendo il coordinamento del lavoro tra gdo e produttori e superando la contrapposizione tra innovazione e tradizione. Sul fronte mercati stranieri, che devono essere considerati un’opportunità per stimolare la competizione con altri produttori, la ricerca propone un miglioramento della comunicazione, più continuità e un rafforzamento delle leve commerciali (distribuzione, immagine, prezzo) per promuovere una cultura del bere sempre più coerente a quella italiana.
A questo proposito l’analisi delle prospettive di crescita di consumo divino italiano nei tre mercati di Cina, Russia e Usa conferma l’ottima immagine di cui gode il vino italiano legata alla qualità, alla tradizione e alla territonalità. I produttori presenti all’incontro hanno confermato la necessità di favorire una maggiore conoscenza e formazione sul vino italiano e di operare una semplificazione della distribuzione, ma per incrementare le opportunità sui mercati stranieri hanno espresso, unanimemente, l’esigenza di “fare sistema”. “Il vino italiano potrà avere ancora successo se le scelte politiche e commerciali saranno lungimiranti e coerenti” , ha detto il presidente della Confagricoltura, Federico Vecchioni, ribadendo che sulla competitività delle aziende vitivinicole italiane pesano i costi delle certificazioni di qualità “che devono essere semplificati”. Nella prima parte dello studio, illustrato dal direttore della ricerca Marilena Colussi, l’excursus sull’evoluzione dei consumi di vino dal 1982 al 2008 ha tra l’altro evidenziato come, nonostante i cambiamenti sociali e alimentari, il vino si sia ritagliato un suo spazio come bevanda di valore che unisce il piacere, la socialità e la qualità, criterio prevalente di scelta anche in presenza dell’attuale congiuntura economica sfavorevole e di crisi di consumi. L’indagine ha inoltre rilevato che i marchi di certificazione (Doc, Docg, Igt) hanno aiutato il vino dal punto di vista della fiducia dei consumatori sulla sicurezza, ma che la conoscenza del significato delle sigle è scarsa. Infine, dall’analisi qualitativa sull’immagine e il rapporto del vino emerge, accanto ai nuovi contesti di consumo (wine bar, happy-hour, enoteche, locali a tema, cantine e agriturismo), una rivalutazione socio-culturale del consumo casalingo e un quadro positivo dei canali distributivi, gdo, enoteca e cantine.

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