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Italia Oggi

I morti sulle strade, vittime della cultura dello sballo Poco vino ai pasti fa parte della corretta alimentazione ... Alcol e sicurezza stradale, due concetti apparentemente incompatibili tra loro. Certo, dicono i più rigidi, la situazione ottimale dovrebbe essere quella di non bere se ci si deve mettere al volante. Ma i due concetti possono convivere quando c’è moderazione nel bere e si ha consapevolezza dei livelli di alcol che ciascuno può assumere, rimanendo nei limiti di legge. Il tema non poteva che essere al centro del Vinitaly, a Verona. La prima a sollevare il problema è stata l’Unione italiana vini. All’interno di una più generale campagna di riorganizzazione interna e di rilancio della comunicazione agli associati e al pubblico, l’Uiv sta per far partire una campagna di sensibilizzazione nelle scuole. Essa punterà sul bere consapevole e sul corretto rapporto con il cibo, per una riscoperta del gusto. L’obiettivo è di ridurre quanto più possibile la cultura dello sballo nelle fasce d’età tra i 16 e i 30 anni, quelle più coinvolte nei cosiddetti incidenti del sabato sera. Incidenti, va comunque ricordato, la cui causa principale sono l’esagerato consumo di energy drink, birre, sostanze eccitanti, droghe, stress psicofisico. Il vino incide in modo del tutto minoritario. Il che non esime il mondo dei vignaioli del non essere preoccupati. Non meno attenta a queste problematiche è Fedagri Confcooperative. Il presidente Paolo Bruni ha sottolineato che “il problema dello sballo è assolutamente nuovo per il nostro paese ed estraneo alle sane abitudini, incentrate sulla moderazione e sul consumo di vino ai pasti quale parte integrante di una corretta alimentazione”. Un uso moderato ed equilibrato è stato condiviso da Francesca Martini, sottosegretario al welfare, Secondo Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol Cnesps dell’Istituto superiore di sanità, tra i 61 mila alcoldipendenti in cura presso il Servizio sanitario nazionale, il 10% ha un’età compresa trai 19 e i 29 anni e preoccupa il numero di ragazze coinvolte. A rischio alcol sono invece ben 1,5 milioni di giovani tra gli 11 e i 24 anni. Scafato ha ribadito il concetto di tasso alcolico zero, quando ci si mette al volante, soprattutto in età giovane. Se le associazioni per ora studiano il problema, chi avanza proposte concrete è trevigiano: Sandro Bottega, produttore di grappe e di Prosecco. Scontata la sua adesione al concetto di bere meno e meglio, Bottega lancia la proposta di ridurre per legge a 36 gradi il grado alcolico delle grappe. “E’ un primo passo”, ammette, “ma adegua oltre a tutto la gradazione della grappa a quella dei brandy. In un secondo tempo si potrebbe scendere a 35 gradi, ma non di più. Sotto questo livello, il prodotto perderebbe tutte le sue caratteristiche organolettiche e i suoi profumi”. Attraverso Federvini, Assodistil e Unindustria Treviso, Bottega intende far arrivare al governo questa proposta per l’avvio di un iter parlamentare di riforma. Ma bastano la repressione e le (future) campagne mediatiche per annullare il problema dei giovani e dell’alcoldipendenza? No, soprattutto se, dalle parole e dai buoni propositi, non si passa rapidamente ai fatti. Che vogliono dire più mezzi di controllo, ma soprattutto massicce campagne culturali per far comprendere alle giovani generazioni che lo sballo non è una trasgressione, ma un rischio di vita. La volontà di agire c’è, nella filiera del vino così come nelle istituzioni. Mancano soldi e iniziative di forte impatto mediatico. Senza quelli e senza un radicale cambio di cultura giovanile, si farà poca strada.

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