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Italia Oggi

Asti senza schioppo ... Sull’Asti spumante e moscato è polemica soprattutto in riferimento alla qualità dei vini. Una delle più importanti e “storiche” aziende, la Fontanafredda di Serralunga d’Alba, spara a zero su un vino che considera di scarsa qualità, costretto, così si legge in una lettera resa nota nel corso del Vinitaly e inviata dall’azienda ai viticoltori suoi fornitori, “a fare da comprimario sempre più confuso tra panettoni, offerte speciali, sottocosto, tre per due”. La proprietà di Fontanafredda è da alcuni mesi in buona parte nelle mani di Oscar Farinetti, il nuovo “guru” dell’enogastronomia piemontese, titolare anche di Eataly a Torino Lingotto, il mega-supermercato dell’agroalimentare di qualità. La frase contenuta nella missiva richiama lo striscione sbandierato da un gruppo di visitatori alla kermesse veronese di quest’anno, sul quale era scritta la frase “Basta sputtanare l’Asti. Basso prezzo = bassa qualità”. Per un attimo è sembrato tornare indietro a pochi anni fa, quando fu lo stesso Consorzio di tutela dell’Asti ad ammettere che mentre il moscato tappo raso, in molti casi, restava un buon prodotto, lo stesso non si poteva dire dell’Asti spumante, di cui, oltre alla qualità, mancava anche un’adeguata immagine con bottiglie spesso confinate nei piani bassi degli scaffali della grande distribuzione. Di lì nacque l’idea di un piano di rilancio, il “Mc-Kinsey”, con un fondo a disposizione di 40 milioni di euro, una parte dei quali già spesi in iniziative promozionali e pubblicitarie. Piano su cui la stessa “Fontanafredda”, si legge sempre nella lettera, aveva espresso “il suo netto dissenso”. Ma perché l’Asti sarebbe di scarsa qualità? Secondo l’azienda albese “La politica del prezzo garantito a prescindere dalla qualità dell’uva ha generato, in molti casi, comportamenti da viticoltura “di rapina” con potature selvagge, terreno reso nudo e indifeso dall’azione dei diserbanti, impiego di fitofarmaci senza regole, sfruttamento del vigneto con produzioni spinte all’estremo”. Per questo, si legge nella missiva, “la nostra azienda ritirerà soltanto uve di alta qualità”. Proprio alla vigilia di Pasqua, quando le bottiglie dello spumante “Unico al mondo” attirano di più le attenzioni dei consumatori, la presa di posizione di “Fontanafredda” è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Tanto più quando, come riferiscono alcune statistiche diffuse dal Consorzio di tutela, in questi ultimi anni c’è stata una buona ripresa del vino all’estero e consistenti vendite su alcuni nuovi mercati come la Russia. Dal canto suo Walter Bera, affermato produttore di Neviglie e presidente dell’Enoteca regionale del Moscato, fa rilevare che la situazione non è proprio quella delineata da Fontanafredda. “Su 70-72 mln di bottiglie Asti spumante e una dozzina di moscato”, spiega, “fare di tutta l’erba un fascio è un errore. Ammetto però l’Asti è ancora venduto, specie dalle grandi aziende, a prezzi che non superano i 3 euro mentre i prezzi vermouth dalle stesse sono superiori pur costando di meno produrli. E questo è un bel punto interrogativo. Il “Mc-Kinsey” qualche risultato l’ha dato e al posto di Fontanafredda non mi straccerei tanto le vesti”.

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