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Italia Oggi

Potare soft allunga la vite ... La manualità è l’elisir di giovinezza del vigneto... Ricetta old style da Simonit e Sirch: meno macchine e allevamenti ad alberello... Capire i segreti dell’eterna giovinezza delle viti e riportarle nella moderna viticoltura. Ne è venuto fuori che il metodo migliore per conservare sano un vigneto e farlo vivere a lungo è quello di tornare all’antico, ovvero alla potatura manuale, ad una potatura cosiddetta “soffice”. Risultato, la vite vive più a lungo, ha un minor stress e minori malattie e produce uva migliore. Oltre a creare posti di lavoro come addetto alla potatura. “Negli ultimi decenni c’è stata una forte corsa alla meccanizzazione dei vigneti e si è notato un precoce invecchiamento delle viti”, spiega Marco Simonit che, insieme a Pierpaolo Sirch, entrambi friulani, ha messo a punto una tecnica innovativa, ma con assolute radici nella tradizione, di potatura. Una tecnica che permette addirittura di raddoppiare l’età delle viti così come di ridurre i costi di manodopera e per trattamenti. “Abbiamo lavorato per oltre vent’anni nei vigneti che ci sono stati messi a disposizione da alcune aziende”, continua Simonit. “Quello che viene fuori è che la potatura manuale e l’allevamento ad alberello, tipico dell’area mediterranea, sono il connubio per allungare la vita e migliorare la qualità di una pianta”. Il metodo consiste nel potare sempre sul legno giovane con un approccio lento e mirato pianta per pianta. “Con il taglio sui rami giovani la pianta si cicatrizza bene, resistendo meglio alle malattie e conservando la salute della vite”, precisa Simonit. “La maggiore difficoltà delle nostre ricerche è stata quella di trasferire le vecchie tecniche di taglio nella moderna viticoltura, rappresentata in particolare dai più intensivi sistemi di coltivazione a spalliera, come il guyot e il cordone speronato”. Uno dei risultati che si ottiene è allungare i tempi di reimpianto che con questo metodo si può eseguire ogni 40-50 anni anziché ogni 15-20, come si fa oggi e l’ovvio risparmio, notevolissimo, per le aziende. Oltre al fatto di poter produrre uva con viti “vecchie”, mature, che porta benefici qualitativi al vino. Ma non solo. Con la potatura manuale si risparmia notevolmente rispetto a quella meccanica. L’azienda Ferrari di Trento ha calcolato in cinque anni un risparmio del 25% del costo del lavoro. Simonit e Sirch
lavorano già con una quarantina di prestigiose aziende vitivinicole che hanno abbracciato la loro filosofìa come Angelo Gaja e Spinetta in Piemonte e Bellavista in Franciacorta. Ma anche Ferrari e Cavit in Trentino, Hofstatter in Alto Adige e il Gruppo Italiano Vini per passare a San Felice in Toscana, Feudi di San Gregorio in Campania e Planeta in Sicilia, oltre a importanti aziende in Friuli. La potatura soffice è diventata di recente una sperimentazione a lungo termine a livello nazionale, su vigneti sparsi in cinque importanti aree viticole italiane, una ricerca che vede la partecipazione di Attilio Scienza, ordinario di viticoltura e presidente del Corso di laurea di viticoltura ed enologia all’Università di Milano e Laura Mugnai, ordinaria all’Università di Firenze del Corso di laurea di viticoltura ed enologia, specializzata in patologia delle viti.

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