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Italia Oggi

Un vino dalla fama di toccasana ... In ogni epoca evidenziati gli effetti benefici su salute e umore... Alla scoperta del binomio indissolubile Ira le Marche e il Verdicchio dei Castelli di Jesi... Una regione un vino. Le Marche: Verdicchio dei Castelli di Jesi. È di pochi giorni fa l’attesa notizia dell’imminente riconoscimento della “controllata e garantita” da parte degli organi del ministero delle politiche agricole a un vino che da anni si qualifica con la Doc. Una qualifica che non può che esser ben meritata. Non c’è un connubio migliore che può coniugare una regione con il fascino delle Marche con la bandiera enologica regionale per eccellenza: il Verdicchio dall’omonimo vitigno, chiamato anche affettuosamente Verduzzo. Un vino le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Si da per scontato che i molti centri di quest’area del Subappennino marchigiano e i molti popoli che vi hanno vissuto si siano occupati di vite e di vinificazione di uve bianche, i cui effetti benefici sulla persona erano andati anche di là dagli ambiti regionali. I legionari di Cesare non solamente lo avevano come fornitura di rancio, ma addirittura era consigliato a titolo di prescrizione sanitaria: dovevano berlo perché faceva bene! Il Verdicchio è quindi celebrato in ogni epoca per le sue qualità salutistiche e organolettiche. Il poeta Pietro Aretino in uno scritto al Sansovino parla del Verdicchio
“che tale soavità di liquore temperamente bevuta, moltiplica le forze, cresce il sangue, colorisce la faccia, desta l’appetito, fortifica i nervi, incita il sonno, distacca la malinconia e rende l’allegrezza ”. Quale miglior rimedio a uno dei mali del secolo come la depressione. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi, come accennavamo, è un vino ma anche il simbolo dell’omonimo vitigno, per taluni originario di quest’areale per altri una modificazione negli anni di un vitigno nell’ambito della grande famiglia del Trebbiano. Per il vino simbolo delle Marche l’areale di produzione coincide con gran parte delle province di Ancona e Macerata. Per disciplinare occorre utilizzare l’85% di uve Verdicchio per potersi chiamare Verdicchio dei Castelli di Jesi. Un vino che si presenta con una serie di tipologie articolate comprendendo anche lo spumante e il passito, ma ciò che lega il tutto è il suo rigore produttivo: minimo 2.200 ceppi a ettaro a segnalare la voglia di contenere le produzioni, con il divieto per l’allevamento a “tendone” e ogni pratica di forzatura per aumentarne artificiosamente le produzioni. L’uva Verdicchio è costituita da grappoli grandi di forma conica con acini assai vicini, di color verde giallastro (da cui il nome, i chicchi di prunina. La resa per ettaro varia dalle 11 alle 14 tonnellate in considerazione della tipologia del Verdicchio con un altro limite di resa a ceppo di 5 kg per il classico. Occorre affermare che quest’ultima tipologia è riservata al Verdicchio dell’area produttiva più antica, ovvero quella che interessa solo 15 comuni
delle due province interessate. Oggi moderni sistemi di vinificazione garantiscono la conservabilità di questo vino con una freschezza e un bouquet particolarmente ricco in cui è esaltata la finezza e il profumo. In particolare, il Verdicchio dei Castelli di Jesi è un bianco altamente strutturato per l’alto contenuto di estratto secco che varia tra 18 e 28%, parametro ben al di sopra di altri bianchi. La produzione è possibile in una fascia altimetrica particolarmente ampia, dai 75 ai 550 metri s.l.m., costituita da terreni in gran parte limoso-argillosi con buona quantità di fosfati assimilabili. La variegata tipologia del Verdicchio permette di abbinarlo con diverse pietanze della cucina mediterranea. Va servito a una temperatura di 10/12°. Se degustato come aperitivo la temperatura è leggermente più bassa. Per i curiosi, il Verdicchio è apprezzato e riconosciuto anche grazie a una particolare bottiglia a forma di anfora, disegnata dall’architetto Maiocchi, utilizzata da una nota azienda vitivinicola marchigiana che ha riscosso un tale successo da legarla e identificarla indissolubilmente con il Verdicchio. Per questo motivo altre aziende vitivinicole, modificandone in minima parte l’aspetto, l’hanno adottata come segno distintivo di questo vino.

Dove acquistare... Il Consorzio di Tutela del Verdicchio Castello di Jesi ha sede in via Ariosto 67 fraz. Moie Vaiolati Spuntini (Ancona) tel. 0731 703844 e svolge la sua attività all’interno del più ampio consorzio regionale cui sono associate una sessantina di aziende vitinicole produttori di Verdicchio. Sono 2.200 gli ettari iscritti ora alla Doc e presto alla Docg per una produzione di 240 mila qt di uva e 160 mila hl di vino. I principali mercati extra Ue sono gli Usa, il Giappone e il Canada, mentre per i paesi Ue sono la Germania, l’Inghilterra e i paesi nordici. Il prezzo medio tra tutte le tipologie di Verdicchio varia tra i 3 e i 5 euro a litro.

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