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Italia Oggi

Crisi, il vino barcolla ma non molla ... Niente crollo dei consumi, ma l’Italia compra se c’è qualità... Ricerca Ispo per i Marchesi de Frescobaldi. Il 70% degli italiani non rinuncia ad acquistare vini... Il vino al tempo della crisi, Contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, il mercato non è crollato. È sceso, è vero, l’estero ha ridotto i quantitativi importati, ma i prodotti italiani hanno risentito meno della tempesta economico-finanziaria, che si è abbattuta sul mondo. E in casa nostra si beve meno, ma si beve meglio: il dato è ormai consolidato da diversi anni. Ma i motivi di consumo non sono solo legati alla tradizione, all’abitudine, all’evento; hanno radici più profonde e conoscerne i confini può aiutare un produttore a scegliere le strategie giuste per aggredire nuovi mercati, anche a casa propria. L’indicazione, per altro non nuova, emerge dalla ricerca dell’Ispo di Renato Mannhaimer “Food and beverage: come cambiano i consumi degli italiani in tempo di crisi”, presentata da Marchesi de’ Frescobaldi. Dal campione d’indagine emerge un’Italia spaccata in due: il 49% degli interrogati ha cambiato le sue abitudini nel fare la spesa, il 51% no. Tuttavia, il vino resiste bene, perché il 70% del campione continua ad acquistarlo più o meno come prima e solo il 30% ha ridotto
gli acquisti o la qualità. Dall’indagine emerge un dato: più di 2 consumatori su 3 puntano sulla qualità, percepita per buona parte dei vini italiani (72% tra molto e abbastanza d’accordo) e un buon 37% è attento al rapporto qualità-prezzo. Addirittura il 90% lega il valore del vino al territorio; quest’ultimo, a sua volta, diventa volano di marketing nell’immaginario collettivo dei consumatori: regioni come Toscana, Piemonte, Friuli, Sicilia, Alto Adige evocano immagini di tranquillità, genuinità, qualità della vita e dell’enogastronomia.

In questo contesto, una grande azienda vitivinicola come la toscana Marchesi de’ Frescobaldi, come ha sottolineato l’amministratore delegato, Giovanni Geddes da Filicaja, deve saper pianificare la produzione, declinata sotto diversi aspetti. Innanzitutto, il quadro macroeconomico, dal quale, per esempio, si evince che la produzione mondiale di vino è in calo (dai 303,8 milioni di ettolitri in media del quinquennio 1986-90 ai 271,2 del 2007, ultimo dato disponibile dell’Oiv), ma lo sono ancora di più le eccedenze, scese, negli stessi periodi, dal 29,9 all’11%; che dei circa 15 milioni di ettolitri esportati (bottiglie
più sfuso) pari a 3,3 miliardi di euro, il 24% è finito nel 2008 negli Usa, il 18% in Germania, il 14% in Gran Bretagna. Se i numeri non sono tutto, servono però a pianificare le strategie future per un gruppo che ha saputo crescere in modo esponenziale dai 15,6 milioni di euro del 1995 ai 65,3 dell’anno chiuso ad aprile 2009 e che esporta il 67% del suo vino. In Italia, ma non solo, è per esempio fondamentale capire le tendenze di vendita (gdo, negozi specializzati, horeca) per pianificare la tipologia d’offerta. Ma
soprattutto, come ha ribadito il presidente della società, Leonardo Frescobaldi, il gruppo intende proseguire la sua politica di compla autonomia dei singoli brand, di immagine della società, nella rotazione dei prodotti e sulla loro qualità globale, mantenere un corretto rapporto qualità-prezzo nei prodotti di maggior volume commerciale. “In 700 anni di storia della nostra famiglia”, ha sottolineato Leonardo Frescobaldi, “le crisi sono state molteplici. Oggi
la sfida si gioca tra la capacità delle aziende di produrre vini di qualità elevata, obiettivo costante e a lungo termine, e la capacità di cogliere i segnali di un mercato che evidenzia rapidi cambiamenti, Per la nostra azienda è questa la sfida”.

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