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Italia Oggi

La Uil unifica i sindacati agricoli ... Mantegazza: una casa comune per tutti i lavori agroalimentari... Lavoratori dipendenti (Uila) e autonomi (Uimec) assieme. Così cambia la rappresentanza... Non un “nuovo sindacato” ma un “sindacato nuovo” che vuol cambiare il perimetro della sua rappresentanza per non essere scavalcato dai tempi. Non è un gioco di parole ma la scommessa che sta dietro la scelta della Uil di unificare i sindacati di settore dei lavoratori agroalimentari (Uila) con quello dei produttori agricoli (Uimec). Unificazione, sancita oggi a Roma e di cui ItaliaOggi parla con Stefano Mantegazza, segretario generale Uila e commissario straordinario Uimec.

Domanda. Innanzitutto, cosa cambia sul piano organizzativo?
Risposta. La Uila ha già un’ampia rappresentanza che va dai lavoratori agricoli a quelli dei consorzi di bonifica, dall’industria alimentare agli operai forestali e alla pesca, ed è un sindacato organizzato in settori che hanno piena autonomia amministrativa e gruppi dirigenti eletti dai rispettivi congressi. La Uimec diventerà il più importante sindacato di settore della Uila e potrà offrire ai suoi associati tutta l’assistenza
di cui hanno bisogno, da quella fiscale a quella più tecnica.

D. Quale è il significato di questa unificazione?

R. Il nostro obiettivo è dare vita a un’organizzazione in grado di tutelare non solo i lavoratori dipendenti ma anche quelli autonomi e di rappresentare, più in generale, tutti i tipi di lavoro presenti nel mondo agroalimentare. È una scelta che
non nasce oggi ma nel 1998 quando, con un po’ di scandalo, la Uila propose di sostituire lo statuto dei lavoratori con lo statuto dei lavori, intuendo, già allora, che sarebbero nate tante altre tipologie di lavori (interinali, atipici, autonomi) sempre più simili a quello dipendente.
D. Un “sindacato nuovo” e non un “nuovo sindacato”. Che significa?

R. Di fronte ai grandi cambiamenti intervenuti nel mercato del lavoro la nostra scelta nasce dalla convinzione che anche il sistema della rappresentanza sindacale debba cambiare perché il ruolo puramente contrattuale del sindacato diventerà sempre più complementare ad altre forme di rappresentanza, prima fra tutte la partecipazione, e a una serie di servizi che il sindacato dovrà essere in grado di offrire a tutti i cittadini-lavoratori.
D. Un esempio?

R. Anche due. Nelle nostre oltre 1.500 sedi comunali non vengono solo i lavoratori dipendenti a chiedere la nostra assistenza contrattuale, assistenziale e previdenziale, ma anche molti coltivatori, spesso parenti di quei lavoratori, che hanno bisogno anche di altri servizi che noi riteniamo giusto e doveroso poter offrire loro. L’altro esempio è il ruolo che il sindacato dovrà svolgere in futuro nell’ambito degli enti bilaterali all’interno dei quali dovrà farsi parte attiva nelle funzioni relative all’integrazione al reddito, alle politiche sociali e formative, a quelle sanitarie, alla gestione della domanda e offerta di lavoro.

D. Crede molto nel ruolo degli enti bilaterali?

R, Assolutamente sì. Quando poi anche le controversie relative alle violazioni contrattuali potranno essere definite attraverso questi enti avremo compiuto un grande passo avanti, lontano dai ritardi cronici della giustizia e attenti difensori dei diritti e delle tutele.

D. Insomma un nuovo modello di sindacato da esportare?

R. Noi siamo convinti che sia la scelta vincente per rimettere il sistema della rappresentanza nella giusta sintonia e per promuovere la coesione sociale.

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