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Italia Oggi

Se bacco è traditore … In vino veritas? No. Non è più così certo che la “mamma” del vino sia sempre la vite. Anzi, “mala tempora currunt”. Perché? Perché da oggi entra in vigore la riforma dell’Ocm vino, l’organizzazione comune di mercato, che detta le regole del gioco agli attori del settore vitivinicolo. E con essa entra in vigore una “strana” liberalizzazione: nei calici d’Italia potrà finire anche vino senza alcol. E addirittura vino fatto senza uve. E vediamo come. E perché. Con la pubblicazione, il 24 luglio scorso in Gazzetta Ufficiale europea, del regolamento n. 607/2009 (applicativo del regolamento 479/2008 Ce), produttori, distributori e consumatori, che animano il pianeta vino dovranno confrontarsi con sigle a loro inusuali: le Dop (corrispondenti alle nostre Docg e Doc), le Igp (equivalenti alle Igt), le menzioni tradizionali. Più tutta una serie di nuove regole di etichettatura e presentazione di alcuni prodotti vitivinicoli. In più, tra le nuove regole europee ce n’è una, l’art. 25, par. 2, lett. b) del regolamento Ce n. 479/2008 che consente di produrre e commercializzare “Vino dealcolato”. Cioè vino a cui è stato eliminato parte dell’alcol naturalmente contenuto, attraverso pratiche enologiche industriali. Di più. Potrà chiamarsi vino anche un prodotto, che non contempli più il processo integro e originale di trasformazione dell’uva in mosto. E quindi in vino. E, a dirla tutta, sarà definito “vino”, anche il prodotto ottenuto dalla fermentazione di frutta (lamponi e ribes), invece che da uva. Il ministero delle politiche agricole spiega che “la produzione di tali bevande deve essere espressamente autorizzata dallo stato membro” e che, per l’Italia “il ministero non autorizzerà mai la produzione, né consentirà la fabbricazione”. Ma nulla potrà vietare che vini “dealcolati” o “fruttosi” vengano venduti nel Belpaese. Tuttavia il Mipaaf promette: “Porremo in essere tutte le possibili azioni per impedire l’assalto indiscriminato sui nostri mercati di un siffatto prodotto artificiale”. L’impresa, va detto, è ardua. Ma dealcolati a parte, la nuova Ocm, non stravolge il sistema attuale. Lo innova. La procedura di riconoscimento dei vini Dop e Igp, che si chiude con l’iscrizione degli stessi nel registro Ue delle Dop e Igp, avverrà prima con esame nazionale, poi attraverso una successiva disamina europea. In via transitoria, per le domande giunte entro il 1° agosto 2009, si continuerà con le vecchie regole, ma solo fino al 31 dicembre 2011. Già, si sa che il Comitato nazionale vini dovrà sbrigare una consistente mole di lavoro. In definitiva la nuova Ocm garantisce protezione ai vini italiani Doc, Docg e Igt. Questi, già da oggi, transitano automaticamente nel registro comunitario delle Dop e delle Igp. Infine, va detto, viene rafforzata la protezione comunitaria e internazionale delle denominazioni. Anche di quelle come Brunello di Montalcino e Morellino di Scansano, la cui denominazione è composta, oltre che da un elemento geografico, da una menzione tradizionale. Tali menzioni saranno protette e tutti gli effetti in qualità di denominazioni d’origine, anche se utilizzate separatamente (Brunello, Morellino), in base all’allegato III del regolamento Ce n. 753/2002.

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