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Italia Oggi

Spumante vestito d’estate ... Asti e moscato alla sfida destagionalizzazione... I produttori lavorano per proporre abbinamenti con drink e gelati... L’Italia va in vacanza e, anche nei luoghi di villeggiatura, molti andranno alla ricerca di qualcosa di piacevole sia al momento dell’aperitivo o quando ci si recherà al bar per un gelato o una bibita fresca. I produttori dei vini bianchi dolci italiani per eccellenza, l’Asti spumante e il moscato, da tempo tentano di destagionalizzare entrambi proponendone il consumo anche in periodi diversi dalle grandi feste specialmente quelle di fine anno o nel tradizionale abbinamento con frutta o dessert. Sia l’Asti che il moscato vengono ora utilizzati per preparare, insieme ad altri ingredienti, long-drink e vengono ugualmente abbinati ai gelati rendendoli particolarmente gustosi.
Altri gourmet propongono di berli anche accompagnando formaggi soprattutto stagionati e anche questa formula ha dato buoni successi specie se, nel caso del moscato, si tratta di quello passito. Il richiamo che hanno i vini dolci presso molti consumatori, compresi quelli stranieri, e la necessità di stare al passo con i tempi ha innescato nelle ultime settimane in Piemonte un’ intenso dibattito non privo di qualche
polemica. L’Asti spumante è un vino con una grande storia e un nome prestigioso ma negli ultimi anni ha subito una contrazione di
immagine notevole. Già 5 anni fa fu lo stesso Consorzio di tutela al momento di varare il piano di rilancio “Mc-Kinsey”, con un fondo di 40 milioni di euro da spendere in pubblicità e promozione , ad ammettere che era ora di chiudere l’epoca in cui l’Asti finiva confinato nei piani bassi degli scaffali dei supermercati venduto a non più di 2,50 - 3 euro alla bottiglia. “Lo spumante - Unico al mondo” come recita la celebre pubblicità televisiva doveva, secondo le intenzioni del Consorzio, riconquistare un’immagine e un prezzo dignitosi della sua fama ma dopo aver speso poco meno della metà di questi soldi i pareri sono discordanti. Nel 2008 l’Asti ha venduto 3 milioni di bottiglie in meno f rispetto al 2007 ma Oscar Farinetti, titolare dei supermercati dell’agroalimentare di quanta “Eataly” al Lingotto di Torino, replica che finora non si sono visti risultati importanti e ha aggiunto “Se potessi disporre io del fondo Mc-Kinsey saprei come utilizzarlo nel rilanciare veramente l’Asti”. Intanto Farinetti, passato in breve volgere di tempo dagli elettrodomestici (era titolare della catena “Uni Euro”) all’agroalimentare ed è anche ora comproprietario della storica tenuta di “Fontanafredda” vicino ad Alba, una tipologia di Asti spumante millesimato lo vende a 13,80 euro la bottiglia e ciò fa dire ad Angelo Dezzani, direttore della “Produttori Moscato d’Asti Associati” (circa 2300 tra aziende e cooperative) che “Siamo lieti che un imprenditore come Farinetti si interessi ora anche dell’Asti. Non basta spendere soldi in promozione, servono anche idee vincenti”. Incalza Paolo Saracco, produttore di moscato a tappo raso nell’Albese; “La produzione del moscato, in molti casi, è a un livello eccellente. La stessa cosa non si può dire dell’Asti e le piccole aziende non hanno la capacità tecnica di poterlo rilanciare. Devono farlo le grandi imprese che ora lo vendono a prezzi stracciati e pure si vantano di avere di avere un vino di qualità”.

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