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Italia Oggi

Il fast food ora è a chilometro zero ... Cibi biologici e di aziende locali: nasce l’agri-hamburger... La strategia di MacBün, il ristorante di Rivoli che scardina i luoghi comuni e infastidisce McDonald’s... Vino del Monferrato, pane artigianale, olio biologico, tartare con capperi e olive e robiola al forno non sono certo i prodotti che ci si aspetta di trovare accanto ad hamburger e patatine. Eppure sono questi gli ingredienti, insieme a panini fatti utilizzando solo carne di animali provenienti dalla propria azienda, con cui Mac Bün punta a portare i buongustai italiani al fast food, provocando l’inquietudine persino di un colosso come McDonald’s che lo ha diffidato dall’usare il marchio. “Mac Bün parte dal concetto di “slowfastfood”, cioè dall’idea di creare una fast food dove le materie prime sono di qualità, grazie all’impiego del tempo giusto per far crescere le verdure e per allevare gli animali”, dice Francesco Bianco, che insieme all’allevatore Graziano Scaglia, suo socio che aveva avviato già uno spaccio aziendale per la vendita diretta dei suoi prodotti, ha dato vita a Mac Bün, un fast food in salsa italica, anzi piemontese, che ha aperte meno di due mesi fa a Rivoli, in provincia di Torino. Ln cifra che distingue l’“agri-hamburgeria” di Bianco e Scaglia dai fast food tradizionali, dove a dispetto dei tentativi di regionalizzare le ricette comunque vengono proposti cibi abbastanza anonimi, è infatti servire panini fatti utilizzando solo carne di animali provenienti dall’azienda dei fondatori. “Ci sono poi una serie di altri prodotti: patatine fritte fresche, pane di un panifico artigianale, dolci tipici piemontesi, come la panna cotta, olio biologico di un produttore cuneese, vino di aziende agricole della zona e birre artigianali. Il tutto rispettando la filiera corta alla base del progetto: tutti gli ingredienti provengono da un raggio di 100 chilometri”. Ed è proprio per questo che Mac Bün “non potrà mai diventare una grande catena: siamo molto legati al prodotto, che è nostro. Potremo estenderci fino a un massimo di dieci locali”, sottolinea Bianco. E se si è cominciato da Rivoli, ora l’azienda punta su Torino, dopo un inizio che è andate “oltre le previsioni” con una vendita di circa 300 hamburger al giorno. Il pubblico su cui i soci che hanno creato il fast food piemontese avevano puntato a colpo sicuro erano le famiglie, anche grazie all’offerta di ricette “un po’ più adulte”, come tartare (nella variante piemontese, francese e mediterranea) e robiole fatte al forno con pere e peperoncino. “Ma la vera sorpresa sono stati i giovani su cui non contavamo più di tanto, perché siamo un po’ più alti rispetto al fast food medio; però sono arrivati anche loro, dal manager al ragazzino”, continua Bianco. I prezzi infatti sono di fascia leggermente più elevata rispetto a quelli del classico fast food: ci sono tre menù, che vanno dai 9 agli 11 euro a seconda della bibita scelta. Di certo ha giovato alla popolarità del locale il fatto che la stampa se ne sia di recente occupata: infatti Mac Bün, che in dialetto piemontese significa “solo buono”, si è visto diffidare da Mc Donald’s perché il nome ricorderebbe troppo il marchio della multinazionale americana. Tanto che i soci hanno deciso di censurare il logo, mantenendo invece di Mac solo la M seguita da due asterischi. La trovata è stata dell’agenzia pubblicitaria che cura la comunicazione della società, I am a bean. “Partendo dal posizionamento di slowfastfood, che si basa sulle ricette del fast food ma con una grande attenzione alla qualità e una cucina più raffinata, abbiamo cominciato a studiare un logo che uscisse dalla regionalità, un logo internazionale”, spiega Viviana Bruno, copywriter dell’agenzia che ha realizzato insieme all’art Davide Pallavicini il logo e la campagna stampa del locale.

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