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Italia Oggi

In vigna e in cantina guerra aperta agli sprechi ... La sostenibilità dei processi produttivi è una scelta strategica ineludibile per le aziende vitivinicole che intendono continuare a giocare un ruolo nello scenario competitivo globale, non una moda o una scelta tattica da sbandierare a mo’ di specchietto per le allodole. È la legislazione europea (nello specifico il nuovo regolamento Ue per la registrazione degli agrofarmaci e la direttiva sul loro uso sostenibile) oltre che la maggiore sensibilità al tema da parte dei consumatori nel mondo e in Italia, che renderanno inevitabile imboccare la strada dell’ecocompatibilità dei processi produttivi. È quanto è emerso dal convegno “Viticoltura ed enologia sostenibili: indirizzi, tecnologie e prospettive”, svoltosi mercoledì scorso nell’ambito dei saloni milanesi Simei-Enovitis con il patrocinio dell’Oiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino) e moderato dal Attilio Scienza, professore ordinario di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree presso il dipartimento di Produzione vegetale (DiProVe) dell’Università degli Studi di Milano. Aziende vitivinicole italiane che, entro due anni, avranno a loro disposizione indicazioni precise su come si può migliorare la qualità del vino applicando tecniche produttive sostenibili sia in vigna che in cantina. E ciò grazie all’ampliarsi del raggio d’azione del “Progetto di valorizzazione della gestione e della protezione del vigneto come fattore di competitività sul mercato”, finora portato avanti congiuntamente dal DiProVe dell’università di Milano, dall’Unione italiana vini e da Bayer CropScience con la collaborazione di 15 case vinicole nazionali di rango, ma che, com’è stato annunciato nel corso del convegno, potrà d’ora in poi contare sull’apporto scientifico di AssoEnologi e sulla disponibilità a implementare test di sostenibilità di altre 85 aziende vitivinicole di tutte le regioni vocate d’Italia. Sintetizzando le tesi esposte nella mattinata di lavoro, Scienza ha evidenziato come, complice anche l’inesistente o poco sviluppata sensibilità dimostrata dalle istituzioni italiane al tema dell’ecocompatibilità in vitienologia (non è così in Francia o in altri paesi europei), la cultura della sostenibilità sia tuttora poco diffusa fra le aziende vitivinicole nazionali. “La maggior parte degli imprenditori del settore”, ha detto, “ha una visione solo parziale di quello che può essere fare sostenibilità in vitienologia. Non va oltre la conduzione di test di riduzione dell’impatto ambientale tramite la produzione di energia da fonti rinnovabili o il risparmio idrico”. “I progetti di sostenibilità che vedono impegnate le imprese italiane”, ha rincarato la dose Riccardo Pastore di Agriprojects, “sono ancora impostati in una logica sperimentale, più che d’approccio di sistema. E questo perché manca ancora da noi la coscienza e la convinzione che la sostenibilità dei processi sarà nei prossimi anni un fattore critico di successo di primaria importanza nella competizione globale”. La rilevanza di questo tema è testimoniato dalla decisione, presa in seno ai 45 paesi aderenti all’Oiv, di pubblicare una guida sulla viticoltura sostenibile “In realtà”, ha detto Federico Castellucci, segretario generale dell’Oiv, “si tratta della prima parte della guida, che prende in considerazione gli aspetti ambientali, che sarà seguita presto da una seconda parte centrata sugli aspetti sociali”. Scienza e i relatori del convegno hanno ovviamente discettato di una sostenibilità resa economicamente e tecnicamente realizzabile grazie ai progressi delle conoscenze scientifiche. Progressi che si sono concretizzati nella viticoltura di precisione, che dà indicazioni su come ottimizzare i trattamenti fitosanitari e gli interventi diretti sulla pianta; e in numerose pratiche a più basso impatto ambientale realizzabili in cantina. Anche la genomica potrà contribuire a rendere più sostenibile la viticoltura, ha evidenziato Raffaele Testolin, omologo di Scienza all’Università di Udine. “La vite è forse l’unica specie agricola sulla quale il miglioramento genetico ha operato poco” ha detto. “I progetti di sequenziamento del genoma della vite appena conclusi stanno gettando le basi per un nuovo approccio alla selezione, basata non solo sul fenotipo, ma anche sul genotipo, che dia risultati positivi su resistenza alle malattie e qualità del vino. Già si sono raggiunti alcuni risultati per antociani e composti volatili”.

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