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Italia Oggi

Ice: un paniere di prodotti italiani in tutte le gd ... C’è un modo per portare i prodotti italiani all’estero percorribile senza avere alle spalle la grande distribuzione? O meglio, c’è un’alternativa valida all’assenza di offerta commerciale della grande distribuzione italiana nel mondo? Forse si. E potrebbe essere vantaggiosa per le imprese. Ne è fermamente convinto Pierpaolo Celeste, Direttore del Dipartimento Servìzi alle
(jmprese delllce, che ha in mente un progetto. Un tentativo che per essere realizzato dovrebbe prima ricevere l’ok delle imprese, ma che poi, ha assicurato
Celeste, porterebbe grandi vantaggi.
Si tratterebbe di un paniere di prodotti italiani da proporre alla gd mondiale, ovviando così alla mancanza di offerta commerciale che più danneggia i nostri prodotti all’estero, favorendo la diffusione di
Contraffazioni. Ma andiamo per gradi.L’Ice, con le sue sedi sparse in tutto il mondo avrebbe le possibilità di avvicinare le maggiori catene internazionali chiedendo quali prodotti italiani vorrebbero avere sui loro scaffali. A questo punto la contrattazione si sposterebbe sull’offerta commerciale: e cioè il paniere sarebbe costituito dalle risultanze delle esigenze mercantili della gd e dall’offerta fatta dalle imprese. E qui sta il punto nevralgico. Una volta verificato l’interesse imprenditoriale, l’Ice dovrebbe mettere insieme un pool di imprese disposte a formulare un’offerta di prezzo per quel numero di prodotti individuato che rappresenti, al tempo stesso, un profitto per la catena distributiva internazionale. Ma qual è la giusta offerta? Su questo bisognerebbe lavorare, ma Celeste, ritiene che la strada ci sia
e, una volta individuata, stimolerebbe le imprese ad andare di più all’estero. Tentar non nuoce. Intanto, se l’export dei prodotti alimentari mostra cali sempre più contenuti (nei primi otto mesi -4,3% in valuta e -3,5% in quantità rispetto al 2008), un regalo alla bilancia commerciale arriva proprio dalle festività natalizie. Che spingono la domanda mondiale di prodotti italiani fino a circa 2 miliardi di euro con un impatto del 10% sull’intero export annuale dell’industria alimentare. Da notare che dal 1998 al 2008 l’export alimentare natalizio è cresciuto del 100%, contro il +71,4% dell’intero export alimentare complessivo. Secondo le stime del centro studi Federalimentare, infatti, a Natale non sono solo le famiglie italiane a preferire i prodotti della tradizione, ma anche all’estero la tavola viene imbandita prevalentemente con prosciutti, salumi, formaggi a pasta dura e semidura, olio made in Italy. Il preferito resta sempre il vino con circa 400 milioni di export, ma si fa valere anche lo spumante (240), di cui ormai esportiamo un volume inferiore solo alla Francia. Seguono grappe, liquori e aceto (25 milioni). Immancabile, poi, il panettone: solo 20 anni fa i profili esportativi erano a dir poco marginali, mentre oggi portiamo all’estero il 10% della nostra produzione, che vuol dire circa 10 milioni di pezzi per un valore di 60 milioni di euro. E senza la contraffazione, quei 2 miliardi diventerebbero addirittura 6... !

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