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Italia Oggi

Il Porto? Marchio di nascita ... La vita, la carriera e i gusti di George Sandeman, membro del cda di Sogrape Vinhos... Da sette generazioni la nostra etichetta è ancora simbolo di qualità sofisticata. Oggi conta il bere responsabile... Non ho mai pensato a Sandeman soltanto come un brand internazionale del vino. È parte della mia vita, ci sono cresciuto insieme. Mio nonno, mio padre e mio zio vi si sono dedicati a lungo, poi mi e stato proposto di entrare nella società. Non pensavo che fosse una cosa speciale, ma con il passare degli anni ne ho compreso l’importanza”. A parlare è George Thomas David Sandeman, settima generazione della famiglia che ha legato il proprio nome al commercio del Porto e dello Sherry fin dal lontano 1790. Un’arte, quella della viticoltura, che attraverso i secoli ha reso Sandeman un marchio di dimensioni mondiali. La qualità dei vini, unita alle capacità imprenditoriali, mai separate da un’attenzione costante alla comunicazione del prodotto e della sua immagine, lo hanno reso inimitabile. In particolare, la silhouette nera del Don, il cavaliere di Jerez disegnato per la prima volta nel 1928 dalla mano di George Massiot Brown, campeggia ancora sull’etichetta delle bottiglie Sandeman: “È un emblema, un’espressione di qualità riconosciuta”, spiega Mr. Sandeman, “negli anni 20, la comunicazione del nostro Porto era già attuale, forse anche troppo sofisticata per l’epoca”. Il manager lo afferma con cognizione di causa, scorrendo le tappe della sua carriera, spesso legata alla comunicazione del vino. Dopo un apprendistato presso diverse case vinicole spagnole e portoghesi negli anni 70, Sandeman entra nell’azienda di famiglia nel 1977, fino a diventare general manager de The House of Sandeman nel 1990 e presidente della stessa l’anno seguente, assumendo la carica di suo padre David. In mezzo, dieci anni passati negli Stati Uniti in veste di manager della Seagram Company all’interno della
divisione marketing, poi brand manager di Sterling Vineyards e di The Monterey Vineyard California wines e quindi vice president marketing della Seagram Chateau and Estate Wine Company. Al 2002, invece, risale l’acquisizione di House of Sandeman da parte di Sogrape Vinhos, azienda vinicola portoghese fra le più importanti del paese, e l’ingresso della settima generazione Sandeman nel consiglio di amministrazione della società, in qualità di responsabile delle vendite internazionali. Quattro anni dopo, rappresenterà l’azienda a livello istituzionale e dall’anno scorso è responsabile delle relazioni. Proprio una tale conoscenza del vino ha indotto Sandeman a riflettere anche sui rischi insiti in un prodotto così affascinante, da assumere “con moderazione”. Un fatto culturale, secondo il manager, che ricorda come i paesi dell’Europa mediterranea abbiano conservato finora un approccio più moderato agli alcolici, e in particolare al vino, così radicato nella cultura popolare. Cosa che non accade alle nuove generazioni, talvolta prive di quella “moderazione che va applicata in ogni aspetto della vita. Il vino, per esempio, può far parte di una
vita sana, ma bisogna pur sempre ricordare che è un alcolico”. L’educazione al bere responsabile, dunque, è centrale per George Sandeman, che è anche portavoce di Wine in moderation, il programma paneuropeo rivolto in particolare ai giovani per prevenire l’abuso nel consumo delle bevande alcoliche. Per il suo impegno, la Fondazione Masi gli ha conferito l’anno scorso il Premio Masi per la Civiltà del Vino, estensione internazionale del Premio omonimo, già attribuita negli anni passati a personaggi del gotha dell’enologia, da Philippine de Rothschild alla famiglia Krug. Gli incarichi ricoperti all’interno della società e il suo ruolo istituzionale impongono a Mr. Sandeman un’agenda fitta di appuntamenti, che lo costringono a passare molto tempo lontano da casa. Per distrarsi, in aereo ascolta con l’iPod la musica jazz o quella di Bob Dylan, fra i suoi cantanti preferiti, in attesa di tornare a casa dalla sua famiglia, con cui conduce una vita il più possibile rilassata. Ama il tennis giocato al club, o le passeggiate in spiaggia e in campagna, e preferisce all’abito un paio di Levi’s 501. “Insieme a mia moglie, vado a prendere i bambini a scuola. Può suonare come qualcosa di vecchio stampo, ma appena posso, cerco di stare in loro compagnia”. Ma non è solo dal vino che traspare il grande rispetto della tradizione familiare: “Indosso un vecchio Rolex appartenuto a mio nonno”. D’altronde, si sa, il tempo è alleato del vino.

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