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Italia Oggi

Il venture capital scopre il vino ... La scommessa sul futuro del vino prende velocità e acquista le sembianze dei fondi che investono nella innovazione. Per il successo economico nel medio termine
dell’enologia è probabilmente il segnale più rassicurante che un’economia di mercato possa inviare,
quando il ciclo è negativo. Il 2009 è stato senza ombra di dubbio un anno difficile per chiunque cercasse capitali sul mercato e quindi anche per il comparto enologico. La crisi bancaria, accompagnata da un effetto leva inverso cioè di smobilizzo di posizioni, e la congiuntura economica hanno prodotto un effetto rarefazione sulle risorse finanziarie disponibili. Meno capitali per tutti. Eppure il settore del vino ha continuato a interessare i fondi di venture capital e di private equity. Perché? Perché quello vitivinicolo è un comparto che offre diverse opportunità di finanziamento di imprese innovative abbastanza peculiari. Si tratta di start up focalizzate nel promuovere nuovi brand oppure bevande innovative, ad esempio a basso tasso di alcool, oppure specializzate nello sviluppare nuove tecnologie di vinificazione o commercializzazione. Così da qualche tempo sono operativi fondi specializzati nel settore come il canadese FCC Ventures, l’americano Dakota Ventures o il fondo di settore promosso dallo stato dell’Indiana negli Usa. Per il momento si tratta delle prime realtà che si sono specializzate nell’investimento in favore dei progetti innovativi del comparto del vino, ma potrebbero presto fare scuola e diventare molte di più. In Italia ancora non c’è nulla di tutto ciò e più in generale il vecchio continente batte un po’ la fiacca. Mentre nei mercati dei paesi produttori del cosiddetto nuovo mondo, inclusi Australia e
Cile, l’attivismo dei fondi di investimento è ben più significativo. L’ingresso e la partecipazione
di fondi di venture capital nell’industria del vino può contribuire ad aumentare il tasso di managerialità dell’intero comparto. Imponendo o promuovendo, ad esempio, professionisti di qualità nel marketing o nella finanza, favorendo joint venture e politiche di internazionalizzazione specialistica. Ma, soprattutto, i fondi di venture capital nel settore del vino possono favorire politiche innovative di prodotto, cioè strategie finalizzate a guadagnare quote di mercato e consumatori pensando e agendo in maniera non tradizionale. Inventando, cioè, prodotti originali, perché meno alcolici per esempio, oppure processi di produzione oppure di invecchiamento non convenzionali. Perché anche i settori merceologici più tradizionali e conservatori, come indubitabilmente quello del vino è, hanno bisogno di spinte innovative da parte di nuove imprese desiderose di entrare nel mercato proponendo un modo innovativo di fare business. Senza contare che parte dell’innovazione nel comparto può essere indirizzata a trovare nuove tecnologie per produrre vino dove oggi non è possibile. Alcuni fondi di venture capital del settore, per esempio, hanno investito in cantine israeliane impegnate a fare vigna in aree desertiche o con ridotta piovosità annua. L’obiettivo è quello di sviluppare tecniche per vinificare anche in queste condizioni estreme. Certo le opportunità di investimento nel settore del vino per i fondi di venture capital sono tutt’altro che ampie. A oggi sono ancora poche e anche con tassi non minimi di rischio. Ma è indubbio che rispetto a qualche anno fa il mercato vitivinicolo ha registrato anche questa novità: la nascita di fondi di venture capital specializzati nell’investire nelle peculiarità del business vinicolo.

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