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Italia Oggi

E la decisione ora divide i produttori ... È un Chianti Classico diviso, quello che esce dal commento alla richiesta del Consorzio del Gallo Nero di riduzione delle rese per ettaro del 20% sul potenziale produttivo aziendale. Per Stefano Capurso, direttore commerciale della Barone Ricasoli Agricola di Galole in Chianti, si tratta di un’azione “controproducente per chi, come noi, lavora sulla qualità e ha già scelto di produrre 50-60 quintali per ettaro contro gli 80 possibili per il disciplinare. Si è fatto di tutte le erbe un fascio, si è messo insieme grandi e piccoli, produttori e imbottigliatori. Ma per chi fa viticoltura di altissima qualità non si vede perché ridurre le rese e potrebbe essere un limite se l’annata sarà a cinque stelle”. “Per fortuna che la riduzione viene calcolata sulla produzione potenziale”, sottolinea Marco Cerqua, direttore tecnico della Barone Ricasoli “e questo permetterà di compensare anche le perdite per una eventuale grandinata che andranno nel computo della produzione potenziale”. Si tratta invece di una scelta giusta “visto che c’è tanto vino invenduto. Magari mancasse”, per Coralia Pignatelli, principessa, di Castell’in Villa spa a Castelnuovo Berardenga. “Quello che occorre, rese a parte, è il taglio della burocrazia. Le carte ci ammazzano e fanno costare troppo il vino con passaggi che non c’entrano con la produzione”. Favorevole alla diminuzione delle rese anche l’enologo fiorentino Emiliano Falsini. “Oggi sono molto poche le aziende a cui manca il vino, non solo in Italia ma nel Mondo. Una diminuzione delle rese per le piccole aziende non è solo auspicabile ma è raccomandabile in un momento in cui a livello mondiale la produzione è in eccesso. E l’unica ancora di salvezza per i piccoli per smaltire le scorte”. Contraria, invece, la posizione di Piergiorgio Castellani, un’azienda a Radda in Chianti, la tenuta Campomaggio. “Prima di ridurre le rese si dovrebbero fare molte altre cose più costruttive”. E tra chi è contrario e favorevole, il commento diplomatico di Andrea Sartori, presidente di Uiv. “Non c’è una mai soluzione che vada bene per tutti. È stato fatto un ragionamento complessivo perché ci sono grosse eccedenze. E smaltire le scorte diventa una questione tattica e non strategica. Anche per i sentiment positivi arrivati dal Vinitaly e per i numeri del primo trimestre”.

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