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Italia Oggi

I grandi vini tengono nell’incertezza di Bernanke ... I prezzi sono meno legati alla congiuntura. Investire in grand crus è conveniente... In settimana il governatore della Fed, la banca centrale americana, Ben Bernanke, ha spiegato che la situazione economica rimane molto incerta. Tradotto nel linguaggio dei mercati finanziari vuole dire che il rischio volatilità, per assenza di chiari segnali congiunturali, è ancora molto alto. Non è chiaro se la ripresa proseguirà, e con quale velocità, oppure se il pericolo double dip, cioè di una nuova recessione, si farà realtà. Per il momento le previsioni prevalenti indicano crescita a livello mondiale nel 2011, ma le parole del numero uno statunitense non possono essere trascurate. In questo scenario investire nel vino può essere una intelligente strategia di diversificazione dei rischi di portafoglio. Il prezzo dei grandi vini è meno legato alla domanda congiunturale e, quindi, può performare meglio di altri investimenti in un periodo economico incerto. I risultati prodotti da alcuni fondi di investimento specializzati in vino nell’ultimo biennio aiutano a capire meglio come comportarsi. Il fondo di diritto lussemburghese “Nobles Crus”, ad esempio, ha reso il 20,39% nel 2008, anno molto negativo per le borse mondiali, il 9,79% nel 2009 e il 6,48% nei primi sei mesi del 2010. Una serie di rendimenti positivi ben al di sopra anche dei rendimenti delle obbligazioni pubbliche dei principali paesi emittenti. Ora gestisce un patrimonio investito dai risparmiatori interessati all’asset vino superiore ai 20 milioni di euro e quindi ha anche la possibilità di garantire una buona liquidabilità delle risorse investite. Altro fatto interessante e da sottolineare: la percentuale prevalente del portafoglio investito non è in vini nobili di Bordeaux, che pesano per il 37%, ma in quelli della Borgogna (60,2%), mentre il Piemonte e la Toscana pesano l’uno per cento ciascuno. Investire in vino può essere conveniente. Si tratta di un investimento che svolge una finzione di copertura, hedging, durante le fasi negative dei corsi azionari tradizionali, come è stato ad esempio il 2008, e che può offrire un rendimento ampiamente al di sopra dell’inflazione e del valore del tasso privo di rischio nelle altre fasi congiunturali dei mercati finanziari. Contribuisce a diversificare il patrimonio investito da parte di un privato ma anche di un fondo chiuso e offre una ormai consolidata modalità di uscita dall’investimento quando serve disinvestire. Ovviamente i fondi specializzati in vino collocano i soldi raccolti esclusivamente in bottiglie con una lunga storia di produzione alle spalle e che sono da vari anni riconosciute come etichette leader o esclusive dal mercato. Nel gergo francofono si tratta dei vini Grand Crus, cioè i vini più esclusivi e noti al mondo per i quali periodicamente si svolgono delle aste nelle principali capitali del mondo. Aste che sono fondamentali per stabilire il prezzo, quindi il valore dei beni acquistati e gestiti dal fondo, e per garantire il disinvestimento. La crescita della raccolta dei fondi di investimento specializzati nel vino potrebbe ulteriormente migliorare la periodicità e la qualità, in termini di domanda e offerta, delle varie aste internazionali dando vita alla situazione più simile a quella che potrebbe rappresentare un mercato vinicolo telematico dove vengono scambiate con continuità domanda ed offerta delle diverse bottiglie. Ma il gusto di un’asta tradizionale, quando si spendono migliaia di dollari per una cassa di vino; difficilmente potrà essere soppiantato da un click digitale.

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