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Italia Oggi

Per diventare grandi serve spirito ... Il bourbon Wild Turkey fa lievitare i conti del gruppo Campari. La semestrale della società appena approvata registra una crescita delle vendite del 16,7%... Nuove acquisizioni per il gruppo liquoristico Davide Campari Milano che (il 3 agosto scorso) ha approvato la relazione finanziaria semestrale al 30 giugno 2010, con vendite per 515,7 milioni di euro, pari a una crescita del 16,7% in termini assoluti rispetto al prim9 semestre 2009. Performance realizzata grazie a una crescita organica dell’8,7%, a un effetto cambi positivo del 2% e a un effetto perimetro del +6,1% riconducibile principalmente all’acquisizione del noto bourbon Wild Turkey. Vendite nelle quali la parte del leone la fanno gli spiriti con poco meno del 77%, seguiti dai vini (11,5%) e dai soft drink. Il gruppo il 30 luglio scorso ha siglato un accordo con l’azionista di minoranza dell’azienda messicana produttrice della tequila Cabo Wabo per l’esercizio anticipato delle opzioni put/call relative al residuo 20% del marchio, di cui il Campari aveva acquisito l’80% nel 2008. La settimana prima, il 23 luglio, aveva sottoscritto un altro accordo, quello con l’argentina Cepas per la risoluzione anticipata del contratto che le concedeva i diritti di produzione e distribuzione di Cinzano in quel mercato. Diritti che il gruppo tornerà a esercitare in proprio da settembre prossimo tramite Sabia, la società argentina acquista al 100% nell’autunno scorso.
Operazioni che seguono di poco più di sei mesi altre importanti operazioni concluse sui mercati internazionali dal gruppo Campari, come l’acquisito del bourbon Wild Turkey, noto a livello internazionale, e quello del produttore ucraino di vini frizzanti Odessa e della casa liquoristica messicana Destiladora San Nicolas. Per non dire dell’assunzione della licenza di distribuzione di due nuovi brand: Licor 43 in Germania e Cointreau in Brasile.
Tutte iniziative coerenti con la strategia di crescita del gruppo, attualmente sesto nel ranking mondiale nelle bevande alcoliche di marca (dietro a Diageo, Pernod-Ricard, Barcardi, Brown-Forman e Fortune Brands) e primo player italiano del settore, con un giro d’affari di 1 miliardo di euro, realizzati per il 38,5% in Italia, per il 23% nel resto d’Europa, per il 32,3% nel continente americano per il 6,3% nel resto del mondo e nei duty free. Strategia che si basa sullo sviluppo delle vendite dei marchi internazionali e regionali di liquori, vini e bevande analcoliche perseguita attraverso un’intensa attività di marketing e d’innovazione, il miglioramento del presidio dei mercati (oggi ha una rete distributiva propria in Italia, Austria, Germania, Svizzera, Belgio, Stati Uniti, Argentina, Brasile, Messico, Australia e Cina e joint venture distributive in Olanda e India, mentre s’affida a distributori locali in oltre 180 altri mercati). E sulla costante attenzione alle opportunità che si aprono sui mercati internazionali d’acquisire partecipazioni di maggioranza in società produttrici o distributrici di brand locali prestigiosi che consentano al gruppo di consolidare la propria presenza in mercati già presidiati, d’affacciarsi su nuovi mercati ove costruire piattaforme distributive e anche d’acquisire licenze di distribuzione di liquori premium. Una strategia impostata già nel 1995 e implementata dall’ottobre 2005 dall’attuale ceo del gruppo: l’austriaco Bob Kunze-Concewitz. “La nostra performance nel primo semestre del 2010”, ha detto Kunze-Concewitz a margine della presentazione dei dati semestrali, “è stata molto positiva, con tutti gli indicatori in forte crescita. Per il futuro, relativamente alla restante parte dell’anno, ci aspettiamo uno scenario equilibrato in termini di rischi e opportunità. Benché il persistere della volatilità possa impattare l’andamento dei risultati nei prossimi trimestri, rimaniamo ragionevolmente ottimisti riguardo alle nostre prospettive complessive per il 2010”.

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