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Italia Oggi

… Vino tradito da un settembre nero … La produzione resta alta, ma il brutto clima abbatte la qualità … ItaliaOggi svela la pagella finale Assoenologi sulla vendemmia 2010. boom in Puglia, crollo in Sicilia … Gli ultimi due mesi non hanno fatto bene al vino italiano. Se, sul piano quantitativo, la vendemmia 2010 ha mantenuto le promesse, restando sui livelli dello scorso anno (45,5 milioni di ettolitri), sul piano della qualità le attese sono state tradite. L’andamento climatico di settembre e ottobre non ha condotto ai livelli qualitativi pronosticati a fine agosto. Settembre, in particolare, «non è riuscito a trasformare la produzione da più che buona a più che ottima con diverse punte di eccellente». La pagella è quella di Assoenologi, l’organizzazione nazionale di categoria che raggruppa i tecnici del comparto vitivinicolo. Il suo presidente, Giuseppe Martelli, anticipa in esclusiva i dati a ItaliaOggi. E non nasconde la realtà delle cose: «II sole è stato in quasi tutt’Italia avaro e le piogge, in molte zone, non hanno lasciato scampo», dice. «La situazione che si presenta è quella di un’Italia vinicola a macchia di leopardo, in cui in una stessa regione il buono si scontra con l’eccellente e l’ottimo con il mediocre». Quindi Martelli chiosa: «Complessivamente la qualità è buona con diverse punte di ottimo, ma con l’assenza di significative eccellenze». La quantità. Come detto, il volume prodotto dal paese si conferma in 45,5 min di ettolitri di vino e mosti, in linea con quello del 2009 (45.800.000), a fronte di una media quinquennale (2005-2009) di 46.952.000 di ettolitri. Il Veneto (8.180.000 ettolitri), per il quarto anno consecutivo, si conferma la regione italiana più produttiva. A fine agosto, l’Italia manifestava al Nord incrementi di produzione omogenei, che andavano da +5 a +10%. Al Centro (Emilia Romagna e Toscana) e nelle Isole si riscontrava invece un crollo, che andava da -5 a -20%, mentre le regioni del Sud manifestavano un incremento medio del 5% con punte del 10% in Puglia. Ma, in due mesi tutto è cambiato. Il Trentino-Alto Adige è calato del 10%. Il Veneto da 5 è passato agli stessi livelli del 2009. Il Friuli-Venezia Giulia da 5 è sceso a -5%. L’Italia centrale, invece, è rimasta fedele ai rilievi di fine agosto. Nelle regioni meridionali, se la Puglia ha incrementato la produzione da +5 a +20%, la Sicilia è passata in due mesi da -20 a -30%. Il calo siciliano, per Assoenologi, è imputabile a quattro fattori: un calo fisiologico, l’abbandono di oltre 2.000 ettari di superficie vitata incentivato da contributi Ue, gli abbandoni volontari dovuti alla crisi di mercato e il ricorso alla pratica della vendemmia verde, che ha interessato circa 9.100 ettari di vigneto.

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