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Italia Oggi

Il Portogallo va in recessione e il Brasile impianta vino ... 2011 sarà un ulteriore anno recessivo per l’economia portoghese. La banca centrale del paese stima pari afl’1,3% la diminuzione del pil e vede una leggera ripresa della crescita soltanto nel 2012. La situazione del paese lusitano rimane, perciò, in bilico e continuano le pressioni, soprattutto da parte della Germania, per convincere il governo di Lisbona ad accettare aiuti messi a disposizione dalla Ue e dal Fondo monetario internazionale. Il Portogallo sconta l’effetto complessivo dell’aggiustamento dell’euro: per anni ha goduto dei bassi tassi di interesse garantiti dalla moneta unica per indebitarsi senza però migliorare la propria competitività complessiva. Non potendo più svalutare, l’aggiustamento passa inevitabilmente per una caduta dei prezzi interni, sempre denominati in euro, tale da ridare competitività soprattutto alle esportazioni. Il costo unitario del lavoro è uno dei prezzi portoghesi in
di aggiustamento. Anche il vino portoghese dovrà seguire una traiettoria analoga. Denominato in euro come prezzo medio di vendita sconta e subisce l’effetto una moneta unica sopravvalutata rispetto al dollaro e quindi con difficoltà a essere competitiva nelle esportazioni. Significa che se i produttori portoghesi vorranno aumentare le loro vendite all’estero per compensare il calo dei consumi innescato dalla recessione dovranno decidere di ridurre il prezzo di vendita. Detto in altri termini le cantine lusitane si stanno preparando a proporre i propri vini ai consumatori a prezzi espressi in euro ribassati rispetto al 2010 e agli anni precedenti. La stessa Spagna, che produce quantitativi annui ben più significativi del Portogallo, potrebbe seguire una strategia analoga. Uno scenario tutt’altro che rassicurante per le imprese enologiche italiane che si ritrovano a fare i conti anch’esse con una domanda interna diminuita addirittura ai livelli di inizio secolo. Se il Porto- gallo piange, il Brasile, quella che è stata una grande colonia portoghese ed è oggi il paese che, parlando la stessa lingua di Lisbona, tiene alta nel mondo l’importanza della “portoghesità”, naviga in acque completamente diverse. Nel 2011 la ricchezza nazionale brasiliana crescerà del 4,5% e il tasso di disoccupazione sarà del 5,7%. Numeri diametralmente diversi da quelli portoghesi e la fotografia di un cambiamento radicale in corso nel mondo. E il Brasile non sta con le mani in mano neanche nel campo vitivinicolo. Già oggi produce 3,2 milioni di ettolitri all’anno soprattutto nella regione del Rio Grande do Sul e sta portando avanti un progetto di progressivo ampliamento della superficie vitata. L’obiettivo non è tanto quello di esportare le bottiglie prodotte, quanto quello di offrire una risposta autoctona alla crescente domanda interna così da mettere a disposizione del consumatori bradi brasiliani una scelta aggiuntiva rispetto ai prodotti argentini e cileni. Le abitudini brasiliane non sono ancora particolarmente favorevoli al consumo di vino anche per ragioni climatiche. Ma una crescente classe media urbanizzata potrebbe fare la differenza. Il menù brasiliano è ricco di
carne che si abbina bene ai rossi e la tradizione enologica portoghese e plurisecolare ormai in
Brasile. il 2011, così diverso per Portogallo e Brasile sul piano economico, dirà anche quanto il testimone nel comparto della leadership del vino che “parla portoghese” trasmigrerà da Lisbona a San Paolo o Rio.

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