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Italia Oggi

Negli Usa la crisi non svuota i calici … Anew York va in scena l'Italian Wine Week. Facebook e Twitter strategici per i giovani consumatori … Volano le esportazioni di vino italiano. Soffre la fascia premium … Le misure di rilancio adottate dall’amministrazione Obama, che ha immesso centinaia di miliardi di dollari nell’economia per alimentare la ripresa, sembrano non innescare effetti sorprendenti sul mercato del vino americano. Anche se il vino italiano sopravvive bene alla crisi. Del resto, gli Stati Uniti rappresentano il primo paese di sbocco per i vini made in Italy, con un valore di 800 mln di euro stimato nel 20 10, pari al 27% dell’export totale che dovrebbe raggiungere, secondo le ultime previsioni i 3,7 miliardi in valore. “L’export vinicolo italiano negli Usa registra un aumento del 9,3% in valore e dell’8,2% in volume”, sostiene l’ambasciatore Umberto Vattani, presidente dell’istituto per il commercio estero. Vattani, in settimana, ha inaugurato nella grande mela la terza edizione di “Vino 2011 - Italian Wine Week”, presso l’elegante WaldorfAstoria Hotel di Nyc. L’italian trade commission di New York, ente organizzatore della manifestazione, ha coinvolto nell’evento 223 aziende vinicole, 300 buyer 18 mila operatori, e oltre 3 mila visitatori. E altre 80 aziende italiane si sono affacciate per la prima volta sul’ mercato americano. “Il numero delle aziende italiane negli States. è cresciuto a cento”, ha continuato l’ambasciatore. Vogliono assumere un marchio di eccellenza e questo grazie anche all’interessante rapporto qualità - prezzo delle bottiglie made in Italy. Infatti, è il costo molto competitivo della bottiglia di fascia media (intorno ai 20 dollari) oltre a una scelta infinita di qualità a rendere lo Stivale vincente sulle vendite di vino rispetto ad altri stati europei. Ecco perché, secondo gli ultimi dati rilevati dall’ice, i vini rossi segnano un netto +35% sul totale esportato verso gli Usa. Tra i vini bianchi, invece, gli amabili Bordeux sembrano passati di moda e registrano un calo nelle vendite. Al contrario, si prevede un incremento delle vendite di Soave, Greco cli Tufo e Vermentino; “vini bianchi dal friendly tasty” direbbe un americano. “E per quanto riguarda le bollicine” ha confermato Vattani, “i nostri spumanti, con in testa Asti e Prosecco, stanno sensibilmente incrementando le proprie performance rispetto all’anno precedente”. A conti fatti, i vini italiani che continuano a risentire della crisi sono quelli di fascia premium, come Brunello e Barolo. Secondo Sergio Esposito di Italian Wine Merchants, “il problema per questo calo di vendite sta anche nei numeri: delle 500 bottiglie top d’America, solo 30 sono a brand italiano”. Da non sottovalutare poi la crisi della ristorazione. Nonostante si registri un aumento di clientela nei ristoranti Usa, la bottiglia di vino da 100 dollari viene spesso sostituita da due soli bicchieri. Questo trend giustifica anche il calo di vendite di grappe e liquori italiani, che a fine pasto vengono soppiantati da un semplice caffè. Comunque, il vino italiano continua ad essere protagonista nel mondo dell’informazione americana. In particolare, la fascia giovane tra 20 e 30 anni utilizza Facebook e Twitter per approfondire tematiche enologiche. “I giovani cli questa età non si recano nei ristoranti chic per chiedere opinioni o consigli sul vino da scegliere, anche a causa della diffusa disoccupazione”, spiega Tyler Colinan ideatore di drVino.com e professore di Scienza del Vino alla New York University. “Facebook e Twitter, al contrario, rappresentano un valido supporto educativo per il mondo legato all’enologia. Ma”, chiosa Colman, “gli utilizzatori del web pretendono contenuti gratuiti. Ciò non facilita la macchina economica del vino sul web”.

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