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Italia Oggi

Anche il vino è nell’epoca post bolla ... Della bolla immobiliare scoppiata nel 2007 si parla ancora molto. Non fosse altro perché il suo scoppio ha innescato il terremoto finanziario globale e la peggiore recessione dal 1929. Anche della cosiddetta bolla Internet, esplosa nel 2000, si è detto e si è scritto molto. L’indice del Nasdaq, la borsa dei titoli tecnologici americani, aveva superato i cinquemila punti al massimo dell’interesse degli investitori per il web ed oggi, un decennio abbondante dopo, è ancora al di sotto del valore di tremila punti. Viviamo in qualche modo in un capitalismo animato dalle bolle, nel senso che periodicamente gli operatori del mercato hanno bisogno di individuare una classe di attività sulla quale concentrare gli investimenti per poter ottenere guadagni rapidi ed abbondantemente al di sopra della media storica del rendimento del capitale. La formazione delle bolle serve a surriscaldare il rendimento del capitale, permette a pochi fortunati di guadagnare molto di più di quanto sarebbe razionale ed inguaia molti investitori che restano impantanati nella deflazione dei prezzi post scoppio della bolla. La dinamica con la quale si formano le bolle appare ormai permanente nell’economia di mercato contemporanea. Ovviamente non esistono soltanto le meta bolle speculative, come quella di Internet o quella immobiliare. Nel mercato prendono corpo anche tante “bolle di nicchia”, cioè speculazioni settoriali molto meno generalizzate a livello di investitori coinvolti. Le bolle di nicchia interessano un mondo più ristretto di operatori, ma seguono dinamiche molto simili a quelle delle maxi bolle: si formano rapidamente in pochi anni spingendo rapidamente i prezzi al rialzo eppoi impiegano molti più esercizi per assorbire lo scoppio della bolla e per riportare i prezzi ad un valore di equilibrio normalizzato. Il settore vinicolo, a cavallo tra la fine del vecchio secolo e l’inizio del nuovo, è stato anch’esso caratterizzato da un effetto bolla. In Italia sono saliti i prezzi dei terreni era assai rapidamente anche i valori delle aziende- produttrici. Abbondanti investimenti, anche d parte di operatori del tutto esterni al comparto, hanno accelerato la crescita dei valori di mercato in assenza di una crescita del mercato, inteso lii termini di domanda aggiuntiva, che giustificasse tale dinamica. L’ettaro dei vigneti, soprattutto nelle aree pregiate, è salito molto rapidamente. “Quello che forse un po’ pomposamente va sotto l’etichetta di “rinascimento enologico italiano”, cioè il periodo dell’affermazione dei vini di qualità italiani anche a livello internazionale, ha sicuramente beneficiato dell’effetto bolla che spingeva a1 rialzo tutti i valori nel settore vinicolo. Certamente i vini italiani avevano migliorato la loro fattura media e di punta, ma è altrettanto vero l’euforia innescata dalla bolla ha sicuramente giocato favorevolmente. Ed ora, ora che anche la bolla vinicola è scoppiata, cosa si devono attendere gli investitori del comparto? Un processo di aggiustamento pluriennale dei prezzi e transazioni meno agevoli da perfezionare. Il rendimento del capitale investito nel business del vino è destinato a ritornare su valori di normalità rettificati per il rischio specifico di questa attività. Speculare sul vino sarà molto meno facile. Concentrare energie e capacità sulla dimensione industriale e commerciale del business appare come la scelta giusta. Certo rimane un settore con molto capitale investito ed il problema del normale rendimento di tale capitale dischiude la porta alla ricerca di opportunità alternative per gli investitori non industriali. Ora la speculazione appare davvero in ritirata dall’enologia.

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