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Il Château d’Agassac abbandona il sughero ... Gli acquirenti possono scegliere bottiglie con il tappo a vite... Mentre continua il dibattito tra gli addetti ai lavori sul tappo a vite, una prestigiosa casa vinicola francese della Borgogna, Château d’Agassac, ha deciso di investire del problema direttamente i consumatori. Il direttore dell’azienda, Jean-Luc Zell, dice di credere fermamente nel metodo alternativo, ma di non volersi sostituire agli acquirenti. Dunque, le bottiglie di questo rosso pregiato vengono proposte nella doppia versione: con il tappo a vite e con il classico tappo di sughero. Le discussioni sono infinite: c’è chi ritiene che la qualità del vino non ne risenta e chi, invece, considera più sicuro il sughero. Al di là di questo, un dato è evidente: il tappo di alluminio, nato in Svizzera negli anni 1970, si è largamente diffuso in Australia e in Nuova Zelanda prima di estendersi in altre aree, soprattutto tra le nazioni emergenti. Oggi esso è utilizzato in circa il 20% delle bottiglie e ha il vantaggio di avere costi inferiori rispetto al sughero. In Francia vi fanno ricorso produttori come Domaine Paul Blanck in Alsazia, Boisset in Borgogna, André Lurton a Bordeaux. Dal canto loro, molti consumatori prediligono il tappo a vite per la facilità di aprire e richiudere. Tuttavia, nota Zell, dal 2004, anno di introduzione del nuovo sistema in Château d’Agassac, e per i primi anni, tutti i clienti anglosassoni l’hanno premiato entusiasti, mentre per il millesimato 2009 sono soltanto 36 le bottiglie ordinate. Secondo alcuni osservatori, il mercato francese è ancora troppo tradizionalista. Perfino negli Stati Uniti, però, si fatica ad accettare un vino rinomato senza il tappo di sughero. La tendenza futura, dicono gli esperti del settore, sarà proprio quella di impiegare il tappo a vite soltanto nella fascia media e bassa del mercato. Così il sughero diventerà ancora più nobile.

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