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Italia Oggi

Vino patacca addio … Made in Italy a rischio. Ecco quanto costa difendersi… Sensori e spettrometri contro i falsi ... Il 50% del vino italiano viene venduto all’estero dove la crisi dei consumi sembra essere stata superata. Ma se le esportazioni crescono, cresce anche il rischio che i vini italiani possano essere taroccati, che si trovino in commercio prodotti che non hanno niente a che vedere con l’originale. Di esportazione e di tecnologia, in vigna, cantina e contro le frodi, si parlerà al 66esimo convegno di Assoenologi, associazione che festeggia i 120 anni, che inizia oggi a Orvieto e che terminerà martedì. “Nei primi tre mesi del 2011, l’export ha segnato +13,9% in volume e +14,5% in valore”, afferma il direttore generale di Assoenologi, Giuseppe Martelli. Secondo gli ultimi dati dell’ufficio studi di Assoenologi, inoltre prosegue la fase espansiva degli spumanti, cresciuti del 25% per volume e valore. “La vera sorpresa è il vino in bottiglia che mostra una espansione dei valori del +7,4%, mentre il valore medio mostra una crescita del 10,6%”, prosegue Martelli. Ad essere cresciuta è stata la domanda da parte dei Paesi terzi, +22,7%, contro l’11,4%, in volume, dell’Europa. I mercati che negli ultimi 12 mesi hanno aumentato la richiesta di prodotto italiano sono quello cinese (+84,7%), quello russo (+76,6%) seguiti dai Paesi Bassi (+23,5%). L’area del Nord America ha consolidato la crescita degli ultimi mesi mettendo a segno negli Usa +18,8% e +9,2% in Canada. Vini italiani, dunque, famosi all’estero, ma il rischio è della contraffazione, “un fenomeno di cui si parla da oltre dieci anni ma contro il quale ben poco si è fatto a livello nazionale e internazionale”, commenta Martelli. La lotta alla contraffazione partendo proprio dalla cantina e promuovendo l’adozione di analisi come quella del Dna sul vino, è l’argomento attorno a cui ruota il congresso di Orvieto. “L’enologo non solo si avvale ma studia e sperimenta tecnologie all’avanguardia, dai biosensori wi-fi ai sensori ottici non distruttivi, con i quali è possibile controllare le fasi di trasformazione del vino”, afferma Tommaso Bucci direttore di Castello Banfi di Montalcino. La tecnologia per i controlli di produzione è alla portata di tutti. “Un sensore biodinamico ha un costo che oscilla, compreso di scheda di gestione, attorno ai mille euro. Più costosi sono gli spettrometri attraverso i quali, dall’analisi dei picchi, si riesce a capire quello che c’è dentro un contenitore. Costano qualche decine di migliaia di euro e non si può pensare di averne uno per tino”. La tecnologia è in costante evoluzione. “Analisi come quella del Dna, dell’acido shikimico, dei flavonoli nei vini bianchi e degli antociani in quelli rossi possono smascherare le frodi, sia dei vini italiani destinati al mercato interno o a quelli esteri, sia soprattutto dei prodotti stranieri che entrano nel nostro paese”, conclude Giuseppe Martelli.

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