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Italia Oggi

Verso l’Eldorado agricolo ... Il Cile vuole investitori italiani. E qualcuno già c’è ... Marone Cinzano ha vigneti a Maule, Antinori una partnershi. Voci su Zonin ... L’Eldorado del 21° secolo per le pmi del settore agricolo (vitivinicolo, olivicolo e frutticolo in primis), dell’allevamento, dell’acquacoltura, dell’agroalimentare, dell’energia verde e dell’industria in generale. E così che si presenta il Cile, un paese in continua crescita (+5,43% la crescita media annua del pii negli ultimi 15 anni e +6% previsto per il 2011 nonostante il recente terremoto), ottimamente collegato con il resto del mondo grazie a moderne infrastrutture e a oltre 22 accordi commerciali con 58 paesi asiatici, europei e delle Americhe, che rappresentano il 90% del pil mondiale. Come è emerso nel corso del convegno “Cile: opportunità e vantaggi per le pmi italiane”, organizzato martedì scorso ‘a Milano da ProChile, l’ufficio commerciale del paese sudamericano, il Cile presenta numerosi plus per gli investitori esteri. “Gli investitori stranieri sono i benvenuti nel nostro paese”, assicura a Italia- Oggi Pablo Ugarte Cruz Coke, investment promotion manager di InvestChile-Corfo, agenzia del ministero dell’economia cileno. “Diversamente da quanto è vero, per esempio, per il Brasile, possono liberamente acquistare terre. Ne sono ancora disponibili 5 mln ha nella zona centrale del paese che gode di clima mediterraneo ed è adatta alla viticoltura, per la quale siamo particolarmente vocati, oltre che all’olivicoltura di qualità oggi in pieno sviluppo. Favoriamo l’insediamento nel paese d’imprese straniere co-finanziando fino al 40% gli studi di pre-investimento e riconoscendo contributi dal 5 al 15% dell’investimento a chi porta nel paese nuove tecnologie utili per trasformare le nostre materie Entusiasta dell’efficienza e della fluidità con cui si riesce a lavorare in Cile, oltre che della qualità delle produzioni vinicole ottenibili e dell’elevata produttività della manodopera locale, dall’operaio agricolo all’agronomo, Francesco Marone Cinzano, che nel 1997 ha acquistato una tenuta nella regione di Maule, a poco meno di 300 km a sud della capitale Santiago, dove oggi produce vino oltre a portare avanti un’attività vivaistica. “Quando comprai i 50 ha della tenuta Vifia la Reserva di Caliboro a San Javier nel 1997”, spiega Marone Cinzano, “pagai ottime terre da vigneto 1.000$/ha. Terre che oggi che l’area di Caliboro ha acquisito notorietà si sono rivalutate fino a raggiungere i 5 mila $/ha. E nei dintorni ci sono ancora moltissime valli della catena montuosa che guarda verso il mare vocale alla viticoltura. Per gli standard locali la mia è una piccola tenuta, ove ho avviato un progetto in stile chateau dove produco un taglio bordolese classico a partire da vitigni cabernet sauvignon, cabernet franc e merlot portati dall’Italia, superando le non poche restrizioni locali in fatto d’introduzione nel paese di materiale vegetale. Una produzione di nicchia (100 mila bottiglie, ndr) quella del mio Erasmo, che mi ha consentito di differenziarmi e che è appena stata insignita del premio come miglior vino cileno. Sto ora avviando una produzione di un bianco dolce da vendemmia tardiva a partire dal torontel, un vitigno portato dagli spagnoli e quasi abbandonato”. Soltanto un altro nome blasonato della viticoltura italiana ha fatto investimenti in Cile, non contando i Canepa e i De Ma- tino sbarcati in Cile a inizio XX secolo. Si tratta di Piero Antinori della Marchesi Antinori che ha stretto una partnership con Eduardo A. Matte, presidente della casa vinicola cilena Haras de Pirque per produrre Albis a partire da una selezione speciale di cabernet sauvignon e carmènere. Circolano voci su un interessamento al Cile della famiglia Zonin, ma dall’azienda arriva un no comment.

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