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Italia Oggi

In Asia i crus italiani meglio dei francesi ... Per poter aspirare a far arte di un wine index mondiale, cioè del paniere internazionale dei vini che orientano gli investitori, un Crus deve essere conosciuto e, soprattutto, pubblico e liquido nel suo prezzo. Significa che deve “fare il prezzo” con continuità nelle varie aste vinicole del pianeta così da rendere agevoli eventuali disinvestimenti ed avere un soddisfacente nume rodi potenziali acquirenti, indispensabili per segnalare, tramite il prezzo battuto, l’umore del mercato verso quella particolare bottiglia. Finora questo privilegio è stato appannaggio quasi esclusivo dei Crus francesi, bordolesi, che infatti monopolizzano il Liv-Ex dove attualmente pesano per oltre il 90%. E come se nei fatti il mercato dell’investimento mondiale in vino fosse tutto concentrato su un ristretto numero di bottiglie prodotte nella regione di Bordeaux. Un paradosso in un mondo e in un’economia sempre più globali: cresce la conoscenza e il consumo dei vini nobili dei grandi paesi produttori ma quando si tratta di far di conto con il vino più iconico pesano e contano soltanto le solite etichette bordolesi. Una asimmetria eccessiva perché da qualche anno nelle aste internazionali del vino anche i Crus, cioè le selezioni, italiani hanno cominciato ad
essere offerti con regolarità e a fare un prezzo con relativa regolarità. Verrebbe da dire che, conoscitori e investitori interessati alle bottiglie pregiate non di Bordeaux crescono. Le ultime aste asiatiche di Hong Kong evidenziano proprio questo vento nuovo, favorevole alla diversificazione dei Crus, nel comparto enologico globale. La scorsa settimana all’asta di Christie’s, tenuta nella città un tempo britannica e oggi cinese a statuto speciale, dedicata ai “fine and rare wines”, alcuni blasonati Crus francesi, da Chateau Lafite a Chateau Margaux a Haut-Brion, sono rimasti clamorosamente invenduti, quindi illiquidi, e laddove aggiudicati con prezzi in netto calo rispetto alla base d’asta e, in diversi casi, anche rispetto al prezzo spuntato in precedenza. In termini borsistici significa che la borsa di Bordeaux è caratterizzata da una tendenza ribassi sta dell’indice generale e anche dei prezzi delle singole azioni. Tutta altra musica, invece, per un buon numero di vini italiani, finora quasi ignorati dai cinesi, che sono stati venduti a prezzi molto più alti di quelli della valutazione di base d’asta. In particolare hanno spopolato diversi Supertuscan, finora quasi ignoti agli investitori cinesi, con prezzi in deciso rialzo: +30% per il lotto di 18 bottiglie di Ornellaia 1997; +20% per il lotto di Tignanello. composto da 30 bottiglie delle vendemmie 1997, 2000, 2001 è 2005; addirittura un più 620% per le 12 bottiglie 2006 del Crus toscano I Sodi di S. Niccolò di Castellare di Castellina.
Performances a doppia cifra che testimoniano il crescente interesse per i grandi vini italiani da parte di quello che diventerà il più importante mercato del ventunesimo secolo e che sollecitano la nascita di un wine index più italico centrico, un nuovo indice, alternativo al Liv-Ex, al servizio degli investitori internazionali, meno francofono e più equilibrato nel sintetizzare anche il peso della tradizione enologica italiana. In questo modo sarà più facile anche il lancio di wine fund basati in Italia e specializzati nell’investimento in etichette del Bel Paese.

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