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Italia Oggi

Etichetta d’arte, strumento di vino ... Nel 1929 la prima opera. Oggi un trend tutto da collezionare ... Si rafforza il sodalizio tra artisti e grandi cantine. Quando il buono sposa il bello l’immagine premia il primo ad avere l’intuizione fu il barone Philippe de Rotschild. Nel 1924 chiese a Jean Carlu di disegnare un’etichetta d’autore per le bottiglie Chàteau Mouton di quell’annata. Fu un esperimento, che il premier cru bordolese riprese poi nel 1945. Quando per celebrare la fine della seconda guerra mondiale, la cosa vinicola affido a Jean Oberle la seconda etichetta d’artista. Da allora il Chateau Mouton Rothschild è noto al mercato per la bontà del suo vino e perché, ogni anno, le sue bottiglie sono arricchite da etichette d’arte. Disegnate da un pittore contemporaneo. Così, molti artisti in amicizia col barone si sono cimentati nel tempo nel “tratto del vino”. Chàteau Mouton Rothschild ha commissionato ad alcuni dei più grandi geni del secolo passato le etichette dei suoi cm. Da Salvador Pali a Joan Mirò, da Marc Chagall a Pablo Picasso, fino a Andy Warhol. E poi Georges Braque, Francis Bacon, Antoni Tàpies. In Italia, c’è un esempio altrettanto lungimirante di come vino e arte possano andare a braccetto. E un’etichetta d’artista possa diventare moltiplicatore di valore per una già ottimo vino. Cosicchè la bottiglia diventa oggetto di culto, da collezionare non solo per la grande annata, ma anche per la creatività dell’artista. E il caso di Pergole Torte, prodotto dall’azienda agricola Montevertine, nel comune di di Radda in Chianti. Considerato uno dei più eleganti e austeri Supertuscan, il Pergole Torte si è fregiato negli anni di volti di donna, spigolo- si quanto charmant, realizzati a partire dal 1982 da Alberto Manfredi (scomparso nel 2001). Visi misteriosi e sfuggenti, da contorni liquidi, quasi a sottolineare la “femminilità” del nettare in bottiglia. A pochi chilometri, tra le colline di San Donato, Castellina in Chianti e Panzano, la fattoria Nittardi fa altrettanto. Vantando, però, un legame più stretto tra Dioniso e arte. Un legame, che affonda le radici nella terra della tenuta. La stessa terra calpestata da un antico proprietario della tenuta, Michelangelo Buonarroti. In omaggio al genio della cappella Sistina, fin dal 1981, ogni anno, un artista internazionale realizza un’etichetta e una carta seta per un numero limitato di bottiglie di Chianti Classico Casanuova di Nittardi. Anche qui, artisti contemporanei di grido come Tadini, Adami, Hundertwasser, Corneille, Janssen, Mitoraj, AR Penck, Arroyo, Torni Ungerer e Combas hanno vestito il Casa- nuova. Perfino Gunter Grass si è cimentato, firmando la 28 etichetta. Non solo. Il 2007 è stato l’anno, in cui la collezione di etichette di Nittardi ha festeggiato il 25° anniversario. Fu Yoko Ono a firmare quell’anno l’etichetta del Casanuova 2005. Per l’occasione venne pubblicato anche un libro con tutte le etichette artistiche di Nittardi. La donna resta comunque soggetto d’ispirazione. Così, nomen omen, i bianchi siciliani Donnafugata i fregiano di figure femminili, forme morbide e eteree, linee sinuose, capelli al vento. Tra le etichette più interessanti quelle di Anthìlia a Vigna di Gabri. Cambiando latitudine, si sale in Alto Adige, dove la cantina Hofstatter, somma alle etichette di design del Pinot nero riserva opere di diversi pittori altoatesini. Il primo, nel 1980, fu Robert Scherer. Sotto le Alpi non è un caso isolato. Sarà l’orgoglio dell’autonomia, sarà la voglia di sostenere l’arte di casa e il vino eroico di montagna, ma anche in Valle d’Aosta accade lo stesso. Artisti come Maurizio Casale, Franco Balan e Fulvio Viequéry hanno vestito il Blanc de Morgex et de La Salle. Mentre alcuni dipinti su
seta di Francesco Nex raffiguranti scene di vita agricola valdostana finivano sui vini dell’istitut
agricole regionale. E la tradizione continua. All’ombra delle vette d Europa l’ultima iniziativa è di Raffaella Moniotto, che ha firmato due etichette di vino di Pierre Philippe Quinson, il rouge Beato Emenico 2008 e il Masarèn. Altre Alpi, altra autonomia, stessa tendenza. In provincia di Gorizia (Friuli-Venezia Giulia) la Cantina Produttori Cormòns ha dato origine nel 1985 al Vino della Pace, chiamando negli anni artisti internazionali a partecipare al “restyling” dell’etichetta. Tra questi: Enrico Baj, Arnaldo Pomodoro, Zoran Music Giacomo Manzù, Mimmo Rotella, Robert Rauschenberg. Poi seguiti nel corso degli anni da altri colleghi, come Dietman, Minguzzi, Fiume Consagra, Ceiberti, Sassu, Fini, Vedova, Anderle, Corneille, Treccam, Nagasawa, Ceroli, Dario Fo e ancora Yoko Ono. Per un totale di 150 pittori, scultori, poeti e letterati, uomini e donne che attraverso un’etichetta hanno interpretato il loro concetto di arte, vino e pace. Non solo. Oggi la cantina è un museo con una cinquantina di botti da 100-120 ettolitri dipinte e decorate da grandi artisti. E se in Romagna, il cileno Pablo Echaurren ha interpretato il Sangiovese e il Ravenna rosso dell’azienda Podere Morini, azienda di San Biagio Faenza, in Piemonte, Riccardo Assom, tra il 1986 e il 1988, realizzava una serie di etichette per l’azienda Roberto Voerzio, produttore di un Barolo tutto da bere. Sempre in Piemonte, a Castiglione Falletto, l’azienda fondata da Alfredo Currado (morto nel 2010) e Luciana Vietti ha sempre vissuto l’immagine dell’azienda legandola all’arte. Dal 1971 sul mercato i vini Vietti sono vestiti da etichette d’autore. Litografie, acqueforti, serigrafie di artisti italiani e non, come Claudio Bonichi, Mino Maccari, Pierflavio Gallina, Janet Fish, Wayne Thiebaud. Del resto, la passione è passione. E arte e vino sono spesso amanti. Tanto da convivere anche nella stessa persona. È il caso di Sandro Chia, uno dei massimi esponenti della Transavanguardia e proprietario di Castello Romitorio. E delle sue opere, finite sulle etichette del suo Brunello di Montalcino, capaci di solleticare gli appetiti dei collezionisti.

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