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Italia Oggi

Giv, crescono i ricavi ma la redditività delude ... Nel 2011 il traguardo delle 100 mln di bottiglie vendute a modo suo un’asticella che fa entrare nel club dei grandi produttori di vino globali, è stato superato di slancio dal Gruppo Italiano Vini, la più grande azienda italiana del settore. Oggi, dall’alto di 105 mln di bottiglie annualmente vendute, delle quali il 65% all’estero, il gruppo vitivinicolo italiano può pensare di impostare strategie di crescita sull’estero più ambiziose rispetto a qualche anno fa. Si presenta come un “aggregatore di etichette” del made in Italy enologico, etichette da esportare con una logica diversa paese per paese: Bolla soprattutto in Nord America, Russia e Brasile, il chianti Melini in Francia e Giappone oltre agli Usa, il Lambrusco premium Cavicchi oli anche in Cina. La crescita del fatturato rimane il main driver della strategia di Giv che ha archiviato un 2011 con un +12% del fatturato consolidato, arrivato a quota 368mln di euro, un dato che include un incremento del 15% della crescita del valore della produzione della sola capogruppo salito a 252 mln di euro. E il management di Giv punta a crescere anche nel 2012, nonostante la recessione e, pur non avendo dato numeri target puntuali di piano industriale, è confidente di poter mettere a segno un esercizio positivo perfino nel mercato domestico dove il Pil registrerà una nuova contrazione dopo quelle del biennio 2008-2009. Se la crescita premia Giv non altrettanto si può dire della redditività. L’ebitda, il margine operativo lordo industriale, è stato pari a 23 mln di euro che corrisponde ad un rendimento del 6,25% sul fatturato consolidato. Un dato inferiore al Mon, cioè il margine operativo netto di un’impresa ricavato dall’ebitda sottraendo accantonamenti ed ammortamenti annui, complessivo del settore che, secondo l’ultima ricerca Mediobanca, è stato pari al 4,7% del fatturato nell’esercizio 2009 (ma sale al 6,9% per le Spa e le Sri). Significa che, appena i dati di bilancio completi permetteranno di calcolare il Mondi Giv, con molta probabilità emergerà che questo è stato nel 2011 uguale o anche inferiore alla media del mercato italiano. Giv è un’impresa leader che non riesce a farsi pagare, in termini di premio sulle etichette commercializzate, la sua leadership dai consumatori. Una situazione non tipica nell’economia di mercato nella quale, nei diversi settori merceologici, solitamente il leader sfrutta il vantaggio posizionale acquisito in termini di quote di mercato per spuntare una migliore redditività. in qualche modo la profittabilità del principale player italiano del vino segnala la atipica frammentazione del mercato vinicolo, dove i processi di aggregazione e di concentrazione sono estremamente lenti perfino in una fase economica dove si sommano due fenomeni che suggerirebbero invece strategie alternative: la peggiore fase di ciclo economico non espansivo dal secondo dopoguerra che ha modificato la struttura dei consumi nazionali e il livello di fiducia dei consumatori italiani; il ridimensionamento del consumo di vino per abitante in Italia sceso sotto i 40 litri a persona. Come ogni leader Giv è “condannata” a crescere ma è giunto il momento che il management si assegni target ambiziosi in termini di redditività. Nel capitalismo è importante la remunerazione offerta al capitale investito in qualsiasi business e il vino, nonostante ami parlare di Terroir e illudersi circa una sua presunta diversità, non fa eccezione alla regola globale.

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