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Italia Oggi

Effetto Ducati sul vino italiano ... La Ducati, prestigiosa casa motociclistica italiana, è stata acquistata per 860 milioni cli euro dalla Audi del gruppo tedesco Volkswagen. Un ennesimo segnale di quanto interesse susciti oggi nel mercato globale tutto ciò che sia made in Italy di qualità. L’Italia, stretta e soffocata economicamente dalla tenaglia del credit crunch e della spesa pubblica corrente in disavanzo che produce una pressione fiscale insostenibile per il capitale alla ricerca di buoni rendimenti, piange il suo ennesimo gioiello della corona finito in mani straniere. Era già toccato a Bulgari ed a Parmalat, solo per citare due tra i tanti casi recenti, e capiterà ancora nel futuro. Chi, come i tedeschi, produce 13 miliardi al mese di attivo dalla bilancia commerciale, esportando molto più di quanto è importato, che può oggi finanziarsi sul mercato a tassi reali negativi, ha la possibilità di fare qualsiasi shopping nei mercati fragili dell’eurozona. Può finanziare a leva al 2% operazioni industriali che agli investitori italiani costerebbero almeno il 7%. Essendo tutto denominato in euro lo shopping tedesco nel Bel Paese continuerà. In quale direzione? Ovviamente i tedeschi sono interessati a rafforzare i settori manifatturieri nei quali vantano già un peso mondiale come l’automobile oppure la chimica. Ma difficilmente si limiteranno alla tradizione. 11 comparto dell’agribusiness di qualità italiano potrebbe diventare in target interessante. Nel 2011 il comparto italiano ha esportato circa 30 miliardi di merce con un incremento del 9% rispetto all’anno precedente. Nonostante la crisi domestica, la crescita dell’economia globale di circa il 4% continuerà a produrre dinamiche positive nella bilancia commerciale dell’alimentare e del vino italiano. Un comparto ancora eccessivamente frammentato che merita di essere aggregato da capitali internazionali con la giusta sensibilità di business. Del resto, l’Italia con il 22% delle produzioni ad origine denominata dell’intera area europea è un target naturale per tutti quegli investitori interessati a ben posizionarsi nel mercato globale del food and beverage. Un fenomeno che interesserà anche il vino di qualità e con un brand da mercato globale prodotto in Italia ma ancora dimensionalmente non
adeguato per le nuove sfide dell’economia internazionale. I tedeschi finora si sono
mossi poco o niente nel comparto del vino, pur rappresentando uno dei paesi a maggior consumo di bevande alcoliche all’anno sia per volumi complessivi che per spesa per abitante. Ma, potendo contare su un potenziale mercato domestico quasi inesplorato, investitori lungimiranti con buone disponibilità di capitale potrebbero candidarsi ad essere, partendo da Francoforte o da Monaco, gli aggregatori industriali di un gruppo vinicolo italiano da un miliardo di euro di fatturato con una gamma di offerta in grado di soddisfare tutti i gusti del-
la domanda globale: da quella low cost da scaffale dell’ipermercato asiatico a quella superpremium del nuovo ricco brasiliano. A questi tassi tedeschi e con un’Italia ridotta a vera italietta industriale l’occasione per fare shopping a sconto nel Bel Paese è vantaggiosa come mai da quando, verso la fine del quarto secolo dopo Cristo, i confini sul Reno dell’allora Impero romano iniziarono a scricchiolare.

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